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«Se dovesse passare la legge sul processo breve, non me ne starò a braccia conserte a guardare sollevato da ogni responsabilità chi ha premeditatamente ucciso mia figlia, prima mandandola in una sala operatoria non a norma, priva di ogni collaudo e poi lasciandomela per circa un quarto d’ora senza ossigeno, abbandonata a un crudele destino». Lo afferma in una «lettera aperta a tutti i parlamentari» Maria Sorrentino, madre di Federica Monteleone, la ragazza di 16 anni morta nel 2007 dopo un intervento di appendicectomia nell’ospedale di Vibo Valentia. Per la morte della ragazza sono state rinviate a giudizio, con l’accusa di omicidio colposo, nove persone, per le quali è in corso il processo di primo grado. «Non posso apprendere – aggiunge Maria Sorrentino – che molto probabilmente il processo per l’omicidio colposo di mia figlia finirà in una bolla di sapone per via della legge sul processo breve, se entro maggio non si arriva a una sentenza. Non assisterò in silenzio a una assurdità simile e non credo che lo faranno coloro che piangono le mie stesse lacrime. Comprendo che le nostre carceri siano sovraffollate e i tribunali intasati, ma vogliamo per questo lasciare liberi gli assassini perchè non c’è tempo di processarli e spazio per rinchiuderli? Perchè invece non si rinuncia a costruire opere come il ponte sullo stretto e si destinano quegli investimenti per edificare nuove carceri? «Cari parlamentari – conclude la madre di Federica – sappiate che varando la legge sui processi brevi andrete a concedere la vostra fiducia e a rafforzare quella licenza d’uccidere che da troppo tempo i medici posseggono autorizzando, chi giustizia non avrà, a farsela da sè, perchè queste non sono leggi degne di un popolo civile che autorizzano ad atteggiamenti selvaggi».
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