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Per decisione del Tribunale della libertà di Catanzaro, che ne ha respinto il ricorso, resta in carcere Antonio Zicchinello, uno dei numerosi imputati a seguito dell’operazione «Puma», l’inchiesta antimafia in cui sono state ipotizzate colleganze e scambi di voti con favori fra presunti esponenti della ‘ndrangheta crotonese, politici, uomini delle istituzioni e imprenditori. Antonio Zicchinello è stato fra le 16 persone che hanno scelto di essere giudicate con rito abbreviato e, dopo una condanna di primo grado a 7 anni e 10 mesi e 1000 euro di multa, il 28 settembre scorso si è visto ridurre la pena dalla Corte d’appello di Catanzaro a 6 anni e 6 mesi e 1000 euro. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Arturo Bova, aveva chiesto che la misura cautelare della custodia in carcere venisse revocata o sostituita per Zicchinello, soprattutto sulla scorta delle dichiarazioni rese da Stefano Forleo. Quest’ultimo è l’ex amministratore del villaggio turistico «Praialonga» che sta al centro dell’inchiesta della Dda di Catanzaro, poichè i presunti affiliati al clan Maesano avrebbero voluto metterci su le mani cacciando a suon di minacce Forleo, principale parte offesa nel procedimento, e sostituendolo con un uomo di loro fiducia. Ebbene, secondo quanto asserito dalla difesa, la presunta vittima, sentito nel corso del processo dibattimentale che è in corso a Crotone, se ha fatto dichiarazioni non certo positive nei confronti dei due figli di Antonio Zicchinello, e del genero, Maesano, avrebbe invece sottolineato che Antonio sarebbe stata una brava persona e, nel suo ruolo di custode del villaggio, non gli avrebbe mai creato problemi. Proprio a seguito delle parole di Forleo, aveva evidenziato l’avvocato Bova durante la propria discussione al Tdl, altre due persone sono state scarcerate. Il collegio presieduto dal giudice Adalgisa Rinardo, però, ha respinto il ricorso della difesa e confermato la custodia cautelare per Zicchinello.
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