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La morte in carcere di Stefano Cucchi fa riesplodere la rabbia di Paola Mosciaro. Suo fratello, Emiliano infatti, morì nell’agosto del 2003 nell’ospedale di Catanzaro dove era stato trasferito dal carcere catanzarese di Siano a causa di una peritonite acuta con stato di necrosi avanzata.
Per la morte dell’uomo, che era di Cosenza, due medici del carcere sono sotto processo per omicidio colposo. Secondo l’accusa, i due non avrebbero messo in atto terapie adeguate per evitare che l’appendicite degenerasse nella peritonite che uccise Mosciaro.
«Sono convinta – dice adesso la donna – che nessuno pagherà per la morte di mio fratello. Sono passati sei anni ed ancora non siamo a niente. Il processo va avanti a suon di rinvii. Ormai spero solo nella giustizia divina perchè in quella umana non ci credo più da tanto tempo. Si spera sempre che cambi qualcosa, ma poi la speranza muore. Quello che è successo a Stefano Cucchi è qualcosa di disumano». «Anche dopo morto – ricorda la donna – c’erano gli agenti della polizia penitenziaria a guardare il corpo di Emiliano e ci fecero allontanare. Dovemmo aspettare l’autorizzazione del giudice per poter piangere mio fratello. Questa cattiveria mi rimarrà dentro per tutta la vita».
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