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di SARA LORUSSO
POTENZA – Il debito è storico e accumulato. Centoquaranta milioni di euro che, negli ultimi anni, a suon di rate di mutuo pagate (ogni anno il municipio deve versare una rata da 11 milioni di euro) sono diventati circa 120. In quella cifra, per una quota pari alla metà, si rincorrono i debiti della storia di questa città che, a metà degli anni ’90, ha fatto i conti con il dissesto finanziario, che ha subito – come la gran parte delle città italiane, qualunque fosse il “colore” dello schieramento di reggenza – una legislazione, in fatto di espropri, poco chiara e vecchia, datata secolo scorso.
Certo, errori di valutazione saranno anche stati fatti, ma quella degli espropri “sbagliati” e delle procedure che hanno dato corso a contenziosi miliardari (erano i tempi della lira) persi dagli enti locali e, in molti casi, dallo stesso Stato, è un mal comune.
Solo che il mezzo gaudio non può essere la soluzione per le casse di una città che oggi fa i conti con milioni di debiti che pesano sulla spesa corrente, ovvero sulla spesa che, in tempi normali, sarebbe dedicata alla quotidianità cittadina: manutenzione delle strade, i tanto richiesti marciapiedi, le aiuole, il verde, gli stabili.
Allora? «Si risparmia», spiega l’amministrazione, tagliando il tagliabile, provando a investire in abbattimento della spesa e cercando di porre rimedio. La difficoltà resta. Come la paura che la storia si ripeta. «No, nessun rischio dissesto». Ma vale la pena fare i conti e provare a recuperare il percorso contabile che si racchiude in 140 milioni di debiti («Ma l’indebitamento negli anni è rimasto costante, anzi si è abbassato con il saldo delle rate, alcune operazione di rinegoziazione di mutui e tassi di interesse e senza aggiungere nuovi prestiti).
Del debito complessivo (per la precisione, la cifra rimasta da saldare al 31 dicembre 2008 è di 121.769.961 euro), circa 70 milioni fanno ancora parte del pacchetto di obbligazioni, i Boc (titoli quotati in borsa) emessi dal comune, per un totale di 80 milioni di euro a un tasso di interesse del 3,7 per cento, che estinguono mutui contratti con la Cassa depositi e prestiti al tasso di interesse del 5,5 per cento. Si trattava di debiti accumulati tra il mutuo del dissesto, quello relativo a contenziosi vecchi, ma che solo di recente sono andati a sentenza, più investimenti che fanno parte del cosidetto indebitamento “virtuoso” (ovvero quelle spese che pur richiedendo risorse, come scuole, infrastrutture, immobili, restano nel patrimonio cittadino e dunque non sono un semplice “passivo”). Gli altri 50 milioni circa sono il risultato di mutui e prestiti accesi per coprire altri investimenti “virtuosi” e ulteriori debiti fuori bilancio (che negli ultimi anni sono arrivati a Palazzo di città con le sentenze emesse di recente anche se i contenziosi erano in corso da anni), per la gran parte, relativi a procedure di esproprio. Nè queste cifre furono conteggiate nel totale dell’indebitamento calcolato dalla commissione straordinaria di liquidazione del post dissesto, pur essendo già in corso gran parte dei contenziosi (sul finire di legislatura, nella scorsa consiliatura, è anche stata istituita una commissione consiliare di indagine sugli espropri, di cui però, ancora non sono stati resi pubblici i risultati).
Così, il passato, in città, ha continuato a riannodarsi alle emergenze, più o meno gravi, del presente. Difficoltà e sacrifici, ma – assicurano – sotto controllo.

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