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Il presidente di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro ha presentato un’interrogazione al ministro dell’ambiente e della tutela del terriotorio e del mare sulla vicenda dei rifiuti tossici a Crotone.
L’iniziativa, riporta una nota, fa seguito «alle sollecitazioni del commissario regionale di Idv in Calabria, on. Ignazio Messina».
«Premesso che lo scorso 3 ottobre 2009 – è scritto nell’interrogazione di Di Pietro – migliaia di persone si sono date appuntamento a Crotone per partecipare alla manifestazione pubblica contro la realizzazione della discarica di Giammiglione; in una nota del Comune si legge che attraverso la suddetta manifestazione «la città ha voluto chiarire che non intende più subire iniziative che mettono in discussione la salute dei cittadini».
«Tra le migliaia di cittadini – prosegue la nota del Comune – spiccavano gli alunni delle scuole crotonesi di ogni ordine e grado».
Il sindaco, Peppino Vallone, che ha aperto la manifestazione sul palco allestito davanti al palazzo del Comune, ha chiesto che la Presidenza del Consiglio si faccia carico di un intervento specifico di Protezione Civile verso le criticità ambientali della città di Crotone: «Lo Stato – ha detto Vallone – non può più girare la testa davanti a quello che oggi stiamo rappresentando, tutti insieme. Questa città reclama una bonifica vera che cancelli anni di assenza dello Stato da questo territorio. Vogliamo un territorio pulito e non discariche. Crotone ha già dato»; alla suddetta manifestazione, promossa da diverse associazioni, hanno aderito anche le scuole, e i genitori dei bambini e dei ragazzi costretti a frequentare istituti avvelenati dalle scorie tossiche; lo scopo è quello di riuscire ad ottenere un segnale reale e concreto, da parte del Governo, che mostri di aver recepito l’entità del disastro ambientale in atto e l’urgenza della bonifica;secondo quanto riferiscono fonti giudiziarie, il pm Pierpaolo Bruni ha notificato circa 40 avvisi a imprenditori edili, tecnici della pubblica amministrazione e politici di primo piano con l’accusa di smaltimento illegale di rifiuti, disastro ambientale e avvelenamento delle acque; tra gli avvisi di garanzia, troviamo l’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, il direttore generale dello stesso ministero Gianfranco Mascazzini, il capo di gabinetto Goffredo Zaccardi, e il vice-capo dell’ufficio legislativo Maurizio Pernice. Indagati anche due prefetti, Domenico Bagnato e Salvatore Montanari, nella loro qualità di ex commissari per l’emergenza ambientale nella regione Calabria, l’ex presidente della provincia di Crotone Sergio Iritale e Pasquale Senatore, sindaco di Crotone fino al 2005; l’indagine, denominata ‘Black Mountain’, è stata avviata dalla Procura della Repubblica su tutto il territorio crotonese sull’impiego di materiale tossico proveniente dagli scarti di lavorazione dello stabilimento industriale Pertusola, ora dismesso, nella realizzazione del sottosuolo di alcune opere pubbliche: risulterebbe infatti che almeno 350.000 tonnellate di materiali tossici sono state utilizzate per costruire, tra l’altro, tre cortili di altrettante scuole: l’elementare San Francesco e un Istituto Tecnico Superiore, entrambi di Crotone, e una scuola elementare a Cutro.
Secondo la procura, arsenico, zinco, piombo, germanio, mercurio e sostanze tossiche speciali provenienti dagli scarti delle industrie venivano impiegate nell’edilizia invece di essere smaltite con le cautele di legge».
«Il materiale, ossia i residui della cottura nei forni speciali, detti ‘cubilot’, secondo quanto sostiene l’accusa – prosegue il testo dell’interrogazione – non sarebbe stato infatti trattato in discariche specializzate, ma ceduto a imprese di costruzione ed utilizzato in lavori edili riguardanti anche alloggi popolari, villette, strade e banchine portuali; sembrerebbe infatti che nel 1997 i vertici della Pertusola Sud ottennero dal ministero dell’Ambiente l’inclusione del ‘cubilot’ nel decreto che il governo si apprestava ad emanare come rifiuto non pericoloso, malgrado le perplessità che pare avessero espresso alcuni componenti del gruppo di lavoro incaricato dal ministro di studiare la materia; così le scorie finirono, insieme alla loppa d’alto forno proveniente dall’Ilva di Taranto, in una miscela chiamata ‘conglomerato idraulico catalizzato’ (Cic) con il quale dal 1999, sono stati riempiti i piazzali della scuola elementare ‘San Francescò e dell’Istituto tecnico commerciale di Crotone, della scuola elementare ubicata nel rione Pozzoseccagno a Cutro, l’area dei parcheggi di un noto centro commerciale, una casa per anziani, alloggi popolari e villette private, strade e perfino spazi della Questura e della banchina di riva del porto di Crotone».
Nell’interrogazione, Di Pietro chiede di sapere «se il Ministro interrogato è a conoscenza dei fatti suddetti e quali iniziative intende adottare per superare la grave emergenza che ha colpito il territorio di Crotone, che sembra prefigurare un nuovo ed annunciato disastro ambientale, dovuto alle forti inefficienze e alla negligenza degli amministratori, e che, soprattutto, costituisce un vero e proprio attentato alla salute dei cittadini».
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