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Con un comunicato stampa diffuso ieri sera ha annunciato che s’incatenerà oggi a Roma, davanti al Ministero della Giustizia, prima, e poi davanti alla sede del Consiglio Superiore della Magistratura.
Intende così chiedere «Un processo per Nicolas», come ha scritto su alcuni cartelli che ha portato con sè dalla Calabria.
Protagonista della protesta è Francesco Umbaca, un camionista di Bianco, nella Locride, che da cinque anni porta avanti una battaglia per ottenere giustizia per il suo bambino che, secondo i legali della famiglia ed i periti medici di parte, oggi subisce le gravi conseguenze di un presunto caso di «malasanità».
Nei mesi scorsi ha raccolto nella sua città centinaia di firme in calce ad una petizione con cui ha rinnovato alle istituzioni competenti la sua invocazione di giustizia; ha reso pubbliche le copie delle cartelle cliniche dalle quali si evincerebbero le responsabilità dei sanitari dell’Ospedale di Melito Porto Salvo, dove Nicolas è nato.
Il caso è poi diventato di dominio pubblico il 9 febbraio scorso, quando tutta la cittadina di Bianco si strinse attorno alla famiglia Umbaca, e per perorare la sua causa è stato costituito persino un «Comitato spontaneo»- presieduto da Stefano Luppino, per chiedere giustizia e per evitare che simili episodi possano ripetersi in futuro.
Nato nell’Ospedale di Melito Porto Salvo il 12 ottobre 2004, Nicolas è affetto da tetraparesi spastica. Non vede, non parla, non cammina. Secondo i genitori, i loro legali ed i periti di parte la gravissima patologia è la conseguenza di un’asfissia per un taglio cesareo eseguito con molto ritardo visto e considerato che – per una macrosomia – si era verificata la mancata progressione del feto nel canale del parto. Danni irreversibili tanto che oggi Nicolas, un bambino bellissimo, può solo percepire la voce di mamma e papà e delle sue due sorelline; per il resto è una vita vegetativa.
Ferdinando Parisi, il legale che insieme con l’avvocato Armando Veneto cura gli interessi della famiglia Umbaca, il giorno dopo il parto ha presentato alla Magistratura di Reggio Calabria, competente per territorio, un esposto denuncia; dopo varie vicissitudini furono indagati due medici per lesioni colpose. Avuta notizia dell’archiviazione del caso, Francesco Umbaca, lo scorso aprile s’incatenò, per protesta, davanti al Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria. Ora è fermamente deciso a continuare la sua battaglia perchè sia resa giustizia al piccolo Nicolas. «Fra sei giorni, dice, matureranno i tempi stabiliti per la prescrizione del reato, cinque anni, e nessuno pagherà per questo mio bambino che amiamo ma che non potrà essere come tutti gli altri. Non chiedo nient’altro che giustizia per il mio bambino, dice il camionista di Bianco, al quale l’operato di alcuni medici ha impedito che avesse un’esistenza normale; che possa diventare un uomo con le sue gioie, i suoi desideri, le sue aspirazioni ed i suoi progetti!». Nella sua nota stampa, Franceco Umbaca precisa che «Il papà e la mamma chiedono giustizia, una giustizia passata attraverso due diverse archiviazioni della querela presentata all’epoca contro lo staff medico. Prima archiviò il caso la Procura e poi la Procura generale. Noi non ci daremo pace, non ci arrenderemo; fino a quando non avremo ottenuto giustizia». Stamane, a Roma, il camionista calabrese s’incatenerà; la stessa cosa farà davanti al Csm. «Al ministro Alfano chiedo che invii a Reggio Calabria due suoi ispettori perchè verifichino cosa sia realmente accaduto in tutto questo tempo e perchè accerti responsabilità a tutti i livelli e le persegua adeguatamente. Agli organi d’informazione chiedo di sostenere una battaglia di una famiglia modesta ma dignitosa, onesta, che vuole giustizia. Chi volesse contattarmi può farlo al numero: 3406669907» .
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