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L’ex pm di Catanzaro, oggi eurodeputato Idv, Luigi De Magistris, ha inviato una lettera al Capo dello Stato, al presidente del Csm: «E’ una lettera che non avrei mai voluto scrivere. È uno scritto che evidenzia quanto sia grave e serio lo stato di salute della democrazia nella nostra amata Italia. E’ una lettera con la quale Le comunico, formalmente, le mie dimissioni dall’ordine giudiziario».
«Con grande serenità, mi dimetto dall’ordine giudiziario nella consapevolezza che non mi sarebbe più consentito esercitarlo dopo il mandato politico», scrive De Magistris che aggiunge anche: «Cercherò di fare in modo che quello che è successo a me non accada più a nessuno».
«Gli ostacoli più micidiali all’attività dei servitori dello Stato sono i mafiosi di Stato», scrive Luigi de Magistris nella lettera: «parallelamente al consolidarsi dell’azione investigativa svolta si rafforzavano le attività di ostacolo che puntavano al mio isolamento», attività che «talvolta provenivano dall’esterno delle istituzioni, il più delle volte dall’interno: dalla politica, dai poteri forti, dall’interno della magistratura».
L’ex pm di Catanzaro, lamenta che «al posto della violenza fisica si utilizza quella morale, la violenza della carta da bollo, l’uso illegale del diritto o il diritto illegittimo, le campagne diffamatorie della propaganda di regime».
«Ebbene sig. Presidente – prosegue – lei dovrebbe conoscere, sempre quale presidente del Csm, le attività che sono state messe in atto ai miei danni, al solo fine di bloccare indagini che avrebbero potuto ricostruire fatti gravissimi commessi in Calabria, e non solo, da politici, di destra, di sinistra e di centro, da imprenditori, magistrati, esponenti dei servizi segreti e delle forze dell’ordine». «Perchè, sig. Presidente, non è stato vicino ai servitori dello Stato che si sono imbattuti nel cancro della democrazia, nelle collusioni più terribili tra criminalità organizzata e poteri deviati? Non ho mai colto alcun segnale da parte sua in questa direzione, anzi». De Magistris dice anche a Napolitano di ritenere «che lei abbia errato in questa vicenda»: «Ricordo bene il suo intervento dopo che furono eseguite le perquisizioni da parte dei magistrati di Salerno. Rimasi amareggiato, ma non meravigliato».
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