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di SALVATORE SANTORO
POTENZA – MicroMega attacca Belisario e Di Pietro: «Basta faccendieri nel Pd». La Stampa di Torino riportando un inchiesta della rivista diretta da Flores Darcais, MicroMega (in edicola in questi giorni) disegna la mappa delle anime presenti nell’Italia dei valori cercando di svelare i punti deboli del partito di Antonio Di Pietro. Quella di MIcromega è un’inchiesta che non fa sconti ai dipietristi. Già dal titolo: «C’è del marcio in Danimarca. L’Italia dei valori regione epr regione».
Il giornalista della Stampa, Jacopo Iacoboni, ieri a pagina 19 del quotidiano nazionale La Stampa ha sintetizzato l’inchiesta di 50 pagine della rivista di Filosofia e politica di Paolo Flores D’Arcais mettendo in evidenza la tesi di fondo che «esistono due anime di Idv, quella ideal – movimentista da una lato e quella inciucista e politicante dall’altra». Tesi per cui a livello locale lo scontro di queste due anime «crea spesso situazioni di stallo che si risolvono a favore della seconda».
Nella schiera degli “inciucisti” Micromega mette a primo livello Nello Formisani e il capogruppo al Senato, il lucano Felice Belisario.
Dall’altro lato, nell’anima definita “Alta” ci sono Sonia Alfano e Gianni Vattimo.
Insomma quello che viene dipinto è un partito che vive di sfide fratricide e di lotte “all’ultimo sangue”.
Il particolare è che mentre ieri sulla Stampa usciva questo articolo che dipingeva scenari da inciuci e spaccature, sul “nostro” Quotidiano è stata pubblicata un’intervista al segretario regionale dell’Italia dei valori di Basilicata, Michele Radice che attaccava a sua volta il senatore Felice Belisario, reo secondo lo stesso Radice di aver tentato di «defenestrarlo dal partito».
Non deve essere in ogni caso un buon momento per il partito di Di Pietro che tra minacciati commissariamenti e polemiche si avvia a un congresso che si prospetta pieno di veleni.
Rimanendo all’intervista di Radice, si comprende che in Basilicata l’Idv non è semplicemente divisa in due anime, la “movimentista” e la “inciucista” ma c’è anche una terza forza che è quella che spinge il partito verso una strutturazione più omogenea ai partiti tradizionali: fatta di tesserati, di sezioni e di voti congressuali senza regie nazionali».
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