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POTENZA – Un cognome importante, Pittella. Una responsabilità non solo politica che Marcello porta con fierezza senza mai alzare la voce. Il più piccolo dei fratelli Pittella politici al Quotidiano della Basilicata parla del rapporto con Gianni, delle proprie aspirazioni e della scelta congressuale a favore del binomio Bersani – Adduce.
Consigliere questa legislatura è agli sgoccioli. Un giudizio complessivo su questi suoi 4 anni e mezzo di lavoro a via Anzio?
«Il giudizio, tra luci ed ombre è sostanzialmente molto positivo. Ci siamo ritrovati a vivere una fase di straordinarie difficoltà e di crisi, da quella del settore produttivo ed economico a quelle politiche, che hanno ridisegnato l’agenda politica e istituzionale. Molti sono stati gli sforzi per dare risposte e provare a dare immediata concretezza all’azione di governo. In questo senso il ruolo di presidente di Commissione è stato ed è svolto con l’obiettivo di dare risposta di governo alle ansie e alla domanda di futuro dei lucani».
Ha intenzione di ricandidarsi?
«Si, sarà ovviamente il Partito a decidere se potrò ricandidarmi e poi gli elettori a giudicare il lavoro svolto ed il progetto futuro di Basilicata che ho in mente e che vorrei costruire con tutti».
E’ il fratello di Gianni, vicepresidente del Parlamento europeo. Una presenza ingombrante, uno stimolo o un aiuto per la sua carriera?
«Da sempre con Gianni condividiamo questa grande passione che è la Politica ed entrambi ci impegniamo, quotidianamente, per cercare di dare concretezza e governo alla domanda di futuro dei cittadini. Se Gianni è stato un’aiuto? Certo, da fratello minore ho sempre goduto delle sue conquiste, soprattutto da ragazzi, con i nostri genitori. A parte gli scherzi Gianni è un continuo stimolo non solo per me, ma per chi ha scelto l’impegno in politica e nelle istituzioni. Oggi la sua figura di Vicepresidente vicario del Parlamento europeo è una ricchezza per tutti noi lucani».
Intanto anche lei è tra i lettiani e quindi bersaniani per il prossimo congresso. A livello regionale chi sostiene? E perché?
«Sostengo la candidatura di Salvatore Adduce per alcuni semplici motivi. Salvatore è persona di equilibrio e di grande esperienza politica e istituzionale, autorevole, autonomi e libero da condizionamenti di sorta. E’ realmente disinteressato e quindi può davvero lavorare per costruire il Partito e dargli carne, sangue e futuro. Per troppo tempo il nostro partito si è avvitato sull’ossessivo posizionamento di pochi e non sui problemi dei tanti».
Quali le differenze tra i vari candidati segretari secondo lei?
«Personalmente ho un ottimo rapporto con gli amici e i compagni che si sono candidati alla segreteria regionale del Pd. Stiamo parlando di persone per bene e animatori della buona politica. Sono differenti le opzioni politiche messe in campo, i programmi e l’idea di organizzazione del partito. Quella che ritengo più aderente alla mia idea di Partito democratico è la mozione di Salvatore Adduce che mette insieme, straordinariamente, la necessità di costruire un soggetto politico moderno con l’obiettivo di non cancellare con un colpo di spugna la storia del Pd e dei suoi gruppi dirigenti che in questi anni, si sono spesi per questo grande soggetto politico riformista».
Ritiene che il dibattito congressuale stia scivolando troppo in polemica?
«Avrei preferito e preferirei toni più pacati e asciutti, ricordando che le criticità della Basilicata e della fase contingente che stiamo vivendo ci impongono ad una responsabilità maggiore e ad un lavoro più intenso. La polemica così accesa genera confusione tra i nostri iscritti ed elettori e nuoce gravemente alla vita democratica di un partito. Va bene darci qualche buffetto, ma non si può picconare la ditta. Voglio invitare tutti i dirigenti ad assumere con responsabilità e moderazione toni diversi e a non generare fratture tra pezzi del Pd che con grande fatica abbiamo ricomposto e che vedono nel partito dei democratici lucani il loro naturale spazio di azione politica. Allo stesso tempo chiedo ai nostri rappresentanti istituzionali, così come bene sta facendo il Presidente De Filippo, e a chi riveste ruoli di coordinamento territoriale di questo partito a più livelli, di non entrare a gamba tesa nelle questioni congressuali, con accuse, provocazioni e promesse utilizzando le postazioni di governo per le quali tutti ci siamo impegnati e spesi. Basta con questo buonismo veltroniano di facciata, regolarmente smentito dalle azioni messe in campo nei territori, che poco hanno a che fare con la dialettica democratica della politica. La posta in gioco è più alta dei singoli interessi e riguarda il destino del maggiore partito di governo di questa regione che, da qui a qualche mese dovrà affrontare una delle sue prove più importanti: le elezioni regionali. Non possiamo permetterci un partito frammentato, diviso e litigioso. Tocca a noi, classe dirigente, dimostrarci all’altezza di questa sfida e tocca agli iscritti vivere questo congresso con le passioni e le ragioni della buona politica. Il mio appello agli iscritti è di sentirsi liberi e di votare per l’idea di partito che meglio li rappresenta».
Si parla in ogni caso di una questione generazionale e di uno scontro tra giovani e vecchi. Esagerato?
«Non esiste una questione generazionale. E’ un’invenzione falsa e strumentale alla bisogna. Come ha sostenuto il presidente D’Alema a Milano, anche il rinnovamento richiede le virtù dell’esperienza. Dobbiamo lavorare senza alimentare fratture artificiose tra vecchio e nuovo, tra politica e società civile. La classe dirigente si forma su un solo criterio: la qualità delle persone».
Intanto è passata un po’ in secondo piano la questione del limite dei mandati. Lo Statuto regionale però già porrebbe limiti precisi. Che ne pensa?
«Sono per le regole e lo statuto regionale è la nostra regola. Ritengo quindi che bisogna rifarsi ad esso e che un tempo di vita politica adeguato possa essere vissuto in 4 legislature, tra i vari livelli istituzionali. Credo che però la vera discussione sia sulla legge elettorale regionale, che deve necessariamente fare i conti con la modernità della rappresentanza politica legandola ad una rappresentanza territoriale per stringere in un rapporto sinergico il centro e la periferia».
La scelta del prossimo candidato alla presidenza della regione è un tema congressuale? De Filippo deve essere ricandidato?
«Il congresso parla del partito, della sua organizzazione e della sua funzione in Basilicata e nel Paese. Sulle prossime elezioni io poi ho un’idea precisa. Il mio pensiero è che De Filippo abbia ben operato nonostante le condizioni politiche, amministrative ed economiche molto sfavorevoli. Ha saputo cogliere risultati molto positivi per la Basilicata e merita quindi di essere riconfermato come candidato governatore del centrosinistra».
s.santoro@luedi.it

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