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Il progetto dell’Enel per la centrale elettrica del Mercure, al confine tra la Basilicata e la Calabria, è «pienamente compatibile con l’ambiente» poichè il processo di riconversione della struttura prevede la diminuzione della potenza da 150 a 35 Megawatt, l’utilizzo di fonti rinnovabili (la biomassa vergine) e l’installazione di tecnologie che permettono la riduzione delle emissioni di dieci volte rispetto all’impianto originario. È quanto ha reso noto l’Enel, in un comunicato, evidenziando che la centrale contribuisce al raggiungimento degli impegni previsti dal protocollo di Kyoto e alla riduzione del deficit energetico nazionale e lucano, oltre a garantire occupazione nell’indotto.
La proposta di riconversione risale agli anni Novanta: sul progetto presentato dall’Enel si sono «espresse favorevolmente e in più procedimenti tutte le autorità e le istituzioni competenti» tra cui, il 30 luglio, la Conferenza dei servizi, durante la quale è stata stabilita l’impossibilità di bruciare rifiuti nella struttura.
È perciò «sconcertante» – fanno sapere dall’Enel – che si creino «immotivati allarmismi ambientali», e che «la compatibilità dell’impianto con il territorio sia messa in discussione» solo dopo «investimenti di decine di milioni di euro».
L’Enel ha infine annunciato «azioni legali nei confronti di tutti coloro che illegittimamente stanno ostacolando le procedure autorizzative e la messa in esercizio dell’impianto».

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