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di BRUNO CENSORE
Non è soltanto un tema antico che torna di grande attualità. La “questione Meridionale” è un argomento che merita una seria, lucida e pacata riflessione. Una riflessione dalla quale dovrà scaturire una inevitabile tabella di marcia per definire azioni ed interventi mirati e finalizzati al rilancio del Meridione, la cui questione non è un aspetto privato del Sud ma un problema del Paese intero. Sebbene sia consapevole di correre il rischio di apparire retorico, nel Mezzogiorno esistono moltissime potenzialità ancora nascoste. E’ evidente che il Sud dispone di beni e di risorse umane che potrebbero rappresentare i punti cardini di uno sviluppo ancora possibile, non del tutto compromesso. Le lentezze burocratiche, le carenze infrastrutturali e la criminalità imperante però sono alcuni dei tanti fattori frenanti che rappresentano anche un disincentivo agli investimenti nel Mezzogiorno. Fattori che andrebbero presto rimossi, attraverso una programmazione mirata, una volontà politica che spesso, anche oggi, è venuta meno. Ma la risoluzione dei problemi del Sud è una conseguenza delle scelte che la politica a livello nazionale deciderà di assumere. Prendo a prestito, per un momento, gli allarmanti dati dell’ultimo rapporto elaborato dalla Svimez: sono circa 300.000 i cittadini meridionali che ogni anno emigrano verso il Nord. Se non avverrà un’inversione di tendenza, tra poco più di un decennio saranno le classi d’età più anziane a prevalere al Sud con una conseguente fuga di quei giovani che decidono dolorosamente il declino del Sud, costretto ad assistere alla quotidiana e progressiva perdita delle sue energie più vitali. Un’analisi vera, dunque, non può prescindere da questi dati. Ecco quelli che, a mio giudizio, sono i tre ambiti dove è necessario intervenire subito: l’assenza di criminalità è una condizione imprescindibile per l’attrazione degli investimenti e, di conseguenza, per lo sviluppo. Se si considera che il Sud, nella sua totalità, detiene il triste primato per il numero di reati contro le persone e il patrimonio e che in questo contesto c’è un allarmante vuoto negli organici della magistratura e delle forze dell’ordine emerge nettamente la necessità che lo Stato avvii, senza tergiversare, una seria lotta alla criminalità. Il gap rispetto al Nord è cosa assai nota. Il Mezzogiorno presenta forti squilibri nella dotazione infrastrutturale, e non solo quella fisica ma anche quella immateriale. E’ questo un problema che storicamente ha penalizzato il Mezzogiorno, un problema che se non adeguatamente affrontato rischia di infliggere una dura condanna al Sud, soprattutto in un frangente in cui si incomincerà a parlare di area del libero mercato nel Mediterraneo. Le imprese che operano o decideranno di operare in un contesto difficile debbono poter usufruire di un trattamento fiscale che consideri le difficoltà oggettive, che incidono fortemente sulla loro competitività. Per questa ragione bisogna valutare la possibilità di introdurre strumenti di vantaggio fiscale per il Sud, come il credito d’imposta. Ma per perseguire questi obiettivi, penso che occorra individuare progetti prioritari di sviluppo verso i quali convogliare risorse controllando la qualità della spesa e la ricaduta complessiva per come, del resto, abbiamo recentemente fatto in Calabria destinando il 70 % dei fondi Fas all’ambiente (40%) ed alla rete infrastrutturale viaria (30%). Occorre, insomma, una credibile assunzione di responsabilità da parte di tutti, anche e soprattutto dello Stato, del Governo centrale, perché sbaglia chi crede che la “questione meridionale” sia ancora una questione che riguarda esclusivamente il Sud e risolvibile con metodi che, in modo suggestivo, Berlusconi intende agganciare all’esperienza del New Deal di roosveltiana memoria. Appare superfluo affermare che sono profondamente diversi i contesti temporali, economici e sociali tra il nostro meridione e gli Stati Uniti del dopo ‘black Friday’. Troppe diversità che mi appaiono fuorvianti per la soluzione della vera questione meridionale, ed inconcludenti se penso, che negli Stati Uniti, anche a fronte del New Deal, il gap tra il sud ed il resto degli States non è stato mai veramente colmato.

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