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di ANNAROSA MACRI’
Ho fatto un sogno. Che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama il discorso per i cent’anni dell’Associazione per i diritti dei neri lo abbia rivolto a noi, a noi calabresi – che in fondo qualcosa in comune coi Neri l’abbiamo – e allora l’ho liberamente riadattato, sostituendo – i profeti non si offendono – alla parola “afroamericano“ la parola “calabrese”. Sentite allora, riveduto e corretto, questo piccolo brano: “Sì, se sei calabrese le possibilità di crescere tra criminali e gang sono sicuramente maggiori. Sì, se vivi in un quartiere povero, dovrai affrontare pericoli e minacce con i quali non dovrà cimentarsi chi vive in quartieri benestanti. Ma queste non sono ragioni valide per avere brutti voti a scuola, o per bigiare la scuola, o per abbandonare la scuola rinunciando a farti un’istruzione: Nessuno ha scritto il tuo destino per te: il tuo destino è nelle tue mani, non dimenticarlo. Questo è quanto dobbiamo dire ai nostri figli: non ci sono scuse. Non ci sono giustificazioni”. Ho fatto un altro sogno. Che i calabresi ascoltino le parole di Barack Obama e come hanno fatto i Neri a New York gli rispondano, come alla fine di una preghiera: Amen
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