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VIGGIANO – Odore cattivo, rumore da inferno, lesioni alle abitazioni, perdita di valore dei terreni e calo delle produzioni: nella terra del petrolio i danni connessi alle attività di estrazione dell’oro nero e denunciati dai cittadini sono molteplici. I risarcimenti, invece, inesistenti. Almeno fino a ora. Le cose potrebbero cambiare presto per chi con il Centro Olii “convive” da anni. La Regione Basilicata ha, infatti, previsto un sussidio una tantum per tutti i proprietari di immobili – abitazioni o attività imprenditoriali – in qualche modo danneggiati dall estrazioni. Una misura che amministrazione comunale di Viggiano, comitati e residenti chiedevano da tempo. Ma c’è un problema: perché si dovrebbero pagare con le royalty del petrolio i danni provocati dall’Eni? Sembra che l’ufficio di presidenza della giunta regionale abbia fatto diversi tentativi di addebitare la spesa all’Eni. «Ma nell’accordo sottoscritto nel 1998 con la Regione Basilicata – spiega il governatore Vito De Filippo – non c’è alcuna previsione sui risarcimenti per danni provocati dall’attività estrattiva. Bisogna tener contro del fatto che stiamo cercando di portare avanti qualcosa di molto complicato, che non ha precedenti, e che, soprattutto, va incontro alle esigenze espresse da anni da cittadini e comitati». Eppure, di quella che è per ora solo una proposta contenuta nell’articolo 12 della legge d’assestamento di bilancio, in discussione oggi in consiglio regionale, si vocifera già un possibile ritiro. Il suo destino sarà più chiaro solo al termine della seduta. Ad accogliere con grande soddisfazione la proposta, erano stati il sindaco di Viggiano, Giuseppe Aliberti, e il presidente dello Csail di Basilicata, Filippo Massaro, che, da tempo, raccogliendo le istanze delle popolazioni, sollecitano interventi in questa direzione. Da Viggiano sono partite numerose denunce contro l’Eni per i danni subiti in questi anni di estrazione del greggio. Non solo materiali, ma anche psicologici: quel posto che c’era una volta, immerso nel verde della natura incontaminata, ormai è solo un ricordo. Da quando, a partire dal 1996, quella della Val d’Agri è diventata la terra del Contro Olii. Tanto da mettere a dura prova la “resistenza” di chi, su quei terreni, anni fa ha scelto di viverci e lavorarci. Eppure, che a pagare i disagi del petrolio provocati sia la Regione, con i soldi del petrolio, sembra proprio un paradosso. L’articolo 12 prevede che «la copertura finanziaria degli oneri derivanti dal presente articolo è assicurata dagli stanziamenti iscritti nel bilancio regionale 2009 alla Upb 1111.10». Che fine fa allora quanto previsto del codice civile che recita: “chiunque cagiona danno ad altri nello svolgimento di un’attività pericolosa, per sua natura o per la natura dei mezzi adoperati, e tenuto al risarcimento, se non prova di aver adottato tutte le misure idonee a evitare il danno”? E anche lì dove la proposta dovesse diventare legge, gli intoppi, come è accaduto pure in passato, non sono esclusi sulle modalità di intervento. Per ora l’articolo 12 dà solo qualche indicazione: prevede che l’importo del sussidio non sia superiore del 50 per cento del valore dell’immobile. E che, a definire procedure e modalità, sia la giunta, che si avvarrà della struttura di progetto Val d’Agri, ai fini della valutazione del valore degli immobili interessati, dell’entità del sussidio e della definizione dei criteri per l’individuazione dell’ambito territoriale al quale estendere i benefici. Mentre esulta, il sindaco di Viggiano pone già alcuni limiti: «E’ un dato positivo. Ma l’auspicio è che la montagna non partorisca un topolino: ci si attende che i cittadini non vengono mortificati con indennizzi irrisori. Bisogna verificare cosa si intende per 50 per cento del valore dell’immobile e, soprattutto, se il valore almeno a quanto attiene ai terreni, è valore di mercato prima dell’insediamento dell’attività industriale del Centro olii o valore di mercato attuale». Non è escluso, però, che la proposta si areni prima di quanto previsto, magari già nella seduta di consiglio di oggi. Mariateresa Labanca

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