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di SILVIO GRECO*
Ho letto con grande interesse la lettera dell’avvocato Granata riguardo un’ipotetica centrale nucleare a Sellia Marina. E mi preme sottolineare che mi trovo perfettamente d’accordo con quanto scritto dallo stesso, soprattutto quando cita a proposito “la Carta dei valori fondanti che ci tiene tutti insieme”. La giunta regionale e il suo presidente sono comunque nettamente contrari alla costruzione di un’ipotetica centrale nucleare in una qualsiasi località calabrese, come pure su un ipotetico sito di stoccaggio di scorie.
Il sottoscritto inoltre si è già espresso in maniera chiara e precisa non solo della centrale nucleare segue dalla prima nelle vesti di assessore regionale, ma anche come coordinatore della Commissione Ambiente e Protezione civile della Conferenza delle Regioni. A prescindere dalla valutazione sull’opzione del Governo di riaprire il capitolo della produzione di energia nucleare in Italia, nonostante il pronunciamento popolare contrario col referendum del 1987, scelta sulla quale molte regioni confermano una decisa avversione quanto meno per gli irrisolti problemi in ordine alla sicurezza, alle scorie e alla definitiva risoluzione delle passività lasciate dalla precedente stagione nucleare, destano sicura e unanime contrarietà quelle disposizioni che degradano e vanificano il potere e la volontà delle regioni in ordine ai procedimenti autorizzatori degli impianti. Le regioni, già in relazione ai criteri di individuazione e scelta del sito unico per i rifiuti radioattivi, hanno ribadito la netta e irrinunciabile volontà di subordinare ogni valutazione e decisione relative all’allocazione di impianti e opere correlate al nucleare al preventivo assenso della regione interessata, che non può essere surrogato dal parere della Conferenza unificata, che ha diversa e non coincidente funzione. Tra l’altro sono personalmente preoccupato rispetto alla conversione in legge del cosiddetto decreto “anticrisi” che cela nel suo articolato anche una misura relativa alle reti dell’energia. La situazione appare ancora più grave se il provvedimento anticrisi viene letto alla luce dell’emanando disegno di legge che prevede la localizzazione di impianti nucleari per la produzione di energia. Vorrebbe dire che in Italia potrebbero essere autorizzati impianti nucleari senza tenere assolutamente conto dell’impatto che la realizzazione degli stessi potrebbero avere sul territorio perché non sottoposti a Via. E’ una condizione inammissibile in uno Stato di diritto imporre ai territori locali, e senza alcuna concertazione e tutela, la localizzazione di impianti a così alto impatto non solo ambientale ma anche per la salute dei cittadini. Ritornare all’atomo è un grave passo indietro, si parla di federalismo e poi si negano i più elementari diritti di cittadinanza. Dove va a finire il titolo V della Costituzione? Su un tema così importante non si può essere ondivaghi a seconda della convenienza. Mentre le economie avanzate puntano sullo sviluppo delle energie rinnovabili noi prendiamo una strada senza ritorno. Per di più con impianti che definiscono di nuova generazione e che invece sono già superati. Voglio poi ricordare che a vent’anni dal referendum che ha portato alla chiusura degli stabilimenti nucleari abbiamo ancora problemi di scorie, non abbiamo un sito definitivo per stoccarli e oltretutto la metà dei Comuni italiani si è dichiarato zona denuclearizzata. Il punto vero è che manca un Piano nazionale, una visione strategica dove le Regioni possano giocare un ruolo importante. La via del nucleare non creerà sviluppo per il Paese, solo puntando sull’opzione delle energie alternative potremo ragionare di sviluppo.

*assessore regionale Ambiente

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