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La fatica con cui il disegno di legge sui precari va avanti – ieri la prima commissione ha rinviato la votazione per verifiche – è un segno delle pressioni che lo sovrastano.
I sentimenti che ieri prevalevano fra i precari, a caccia di qualche notizia dalla riunione dell’organismo, e i sindacalisti presenti (il plurale è solo narrativo: era sempre e solo uno, Oronzo Candella dell’Alai Cisl) erano di stanchezza e disillusione.
Quando poi hanno saputo che la discussione articolo per articolo era stato rimandata (la voce prevalente diceva a settembre), come sempre si sono diffuse le ipotesi, le analisi, i timori.
Certo, è più probabile che adesso le incertezze sul futuro, moltiplicate dall’ennesimo rinvio, portino i precari a cercare strade diverse da quelle istituzionali.
Magari qualcuno penserà ad alternative occupazionali, qualcun altro all’eventuale santo in paradiso che garantisca l’ingresso in una long list quando i rinnovi dei contratti verranno definitivamente bloccati.
Il presidente della commissione, Antonio Flovilla (Centro popolare), spiega più nel dettaglio ciò che è avvenuto ieri: «L’argomento del disegno di legge sui precari – dice – è stato rinviato per approfondimenti. In particolare, Michele Napoli (La Destra) ha chiesto di verificare quale sia la percentuale esatta che si può riservare alla categoria per futuri concorsi a tempo determinato. Ribadisco che non si tratta di stabilizzazione ma del tentativo di rendere meno precario il precariato attualmente esistente».
«Inoltre – prosegue Flovilla – è emersa l’esigenza di sapere a chi si possa estendere la riserva nei concorsi».
E’ questo il perno delle resistenze che stanno allungando i tempi: alcuni esponenti di partito, sia a destra che a sinistra che al centro, vogliono che nel provvedimento si preveda l’opportunità della quota di riserva anche ai “portaborse”.
Ogni gruppo politico ha collaboratori scelti dal consigliere di turno con chiamata diretta e senza la previsione di alcun requisito.
Questo canale d’ingresso personalizzato e “amicale” – oltre alla diversità di funzione: al servizio del politico i portaborse, in ausilio alla macchina amministrativa i precari – fa sì che i sindacati non vogliano l’inserimento dei collaboratori politici nel ddl.
Oltre ai portaborse, c’è chi vuole inserire anche i cosiddetti “tirocini formativi”.
In generale, una platea a fisarmonica che è sabbia nei meccanismi già di per sé complessi dell’iter che dovrebbe portare il disegno di legge in consiglio regionale.
Sul fatto che il ddl torni in discussione a settembre, Flovilla non è sicuro: «Se gli uffici regionali a cui chiederemo lumi – specifica – saranno veloci, la questione potrebbe tornare all’ordine del giorno anche ad agosto».
Dall’ambito sindacale emerge insofferenza nei confronti della dilatazione dei tempi burocratici.
E si prospettano anche iniziative di protesta che non siano lo striscione srotolato per un paio d’ore o la presenza fisica di un pugno di precari. Non si escludono sit-in di lunga durata.
Ovviamente le proteste dei lavoratori precari della Regione Basilicata sarebbero programmabili per settembre. Il mese di agosto è ogni anno quello in cui la Regione mette il pilota automatico e procede quasi solo per l’ordinaria amministrazione. I precari sono in vacanza.
Se la prima commissione discuterà il ddl ad agosto, potrà farlo in tutta tranquillità.
di Rocco Pezzano
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