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di PARIDE LEPORACE
Villa Nitti è un patrimonio del bello italiano. Aveva avuto una buona intuizione la politica lucana attraverso i suoi presidenti. Verrastro l’ha comprata per sottrarla agli speculatori. Bubbico ha lanciato l’idea del “luogo del pensiero”. Il presidente De Filippo ha perfezionato il percorso. Per farne un luogo di formazione della futura classe dirigente da porre in stretta relazione con il pensiero e l’azione dello statista lucano.
Adesioni auterevoli come quella del ministero dell’ Economia, con il convolgimento del meridionalista Barca. Ma a tanto zelo nel costruire l’ impresa culturale dobbiamo ravvisare incurie e dimenticanza nei confronti di questo bellissimo sito posto in un angolo di paradiso del mar Tirreno e che vogliamo salvare dalla lentezza pachidermica della burocrazia nazionale come abbiamo già scritto nell’edizione di ieri. I lavori di ristrutturazione di Villa Nitti sono fermi da quattro mesi. Nessun operaio, direttore dei lavori, geometra, funzionario si preoccupa del fermo. Il cartello con le indicazioni dell’appalto e dei progettisti a prima vista non c’è. Abbiamo dovuto faticare molto prima di trovarlo seppellito tra erbacce e polvere che ne rendono difficile la lettura delle informazioni pubbliche che devono essere esposto in modo visibile. I lavori dovevano essere già stati consegnati da un anno. Difficilmente a breve potranno essere ultimati.
E il progetto di ristrutturazione tra l’altro è molto discutibile. A partire da un sarcofago sotterraneo di cemento che dovrebbe ospitare un anfiteatro brutto e inutile considerato la destinazione d’uso prevista dalla committenza. La villa tra l’altro era circondata da uno splendido parco che andava preservato nella concezione originale.
Al posto della Regione lo avremmo affidato a Libereso Guglielmo, giardiniere di casa Calvino a Sanremo, ma la Basilicata evidentemente non è terra di artisti del verde. Eppure l’intuizione politica della Regione di affidare i lavori alla Sovrintendenza alle belle arti sulla carta era stata ottima. Quale miglior garanzia. La Regione dopo aver acquistato l’immobile, ne finanzia la ristrutturazione, per poi a lavori finiti concedere il comodato d’uso alla Fondazione Nitti. Da quando l’ufficio del turismo regionale ha affidato tutto alla locale Sovrintendenza probabilmente è venuta meno una costante vigilanza alla Regione. Che ha consegnato al sovrintendente Maurano due milioni di euro per l’esecuzione delle ristrutturazioni. Vince la gara una società partenopea. Qualche voce ufficiosa alla Regione ancora oggi assegna la redazione del progetto a Carmela Petrizzi. Invece il progetto è stato redatto dall’ingegnere Antonio Persia. Che abbiamo raggiunto telefonicamente nel suo ufficio della Sovrintendenza di Matera. Il progettista ha confermato che i lavori sono fermi. Da quanto? “Tre o quattro mesi circa”: Perché? “Sono finiti i soldi e abbiamo ottenuto una proroga. Quindi si è ottenuta una sospensione dei lavori per poter preparare una variante di progetto”.
A questo punto chiediamo lumi su questo strumento principe dei lavori pubblici italiani. “Abbiamo dovuto cambiare il progetto”. Chi è e perché? Da quello che ha dichiarato l’ ingegnere è stato lui medesimo a ritenere opportuno di dover modificare quello che aveva ideato anni or sono.
Non si è mostrato molto convinto al telefono, promettendoci chiarimenti di persona. Infatti non è stato in grado di spiegarci a quale punto dell’iter burocratico è la variante. Probabilmente la stanno redigendo mentre i lavori sono fermi nel periodo estivo che tradizionalmente è quello migliore per non subire forzate soste climatiche. L’ingegnere Persia ci ha parlato di un giardino pensile da dover realizzare. La variante al progetto prevederebbe (il condizionale è d’obbligo) cambiamenti dell’ intonaco, modificato del calcestruzzo (speriamo per i costi non quello dell’ anfiteatro), uno stravolgimento degli impianti di climatizzazione. Informazioni molto vaghe e strappate a furia di domande molto incalzanti. Qualcosa non quadra. Due milioni di euro spesi per delle ristrutturazioni molto discutibili. Il cemento è stato scelto con oculatezza di spesa e gusto per ristrutturare un capolavoro del Liberty italiano? Era necessario l’anfiteatro? Tempi ed esecuzione dei lavori non sono stati rispettati. Questa è una delle poche certezze che abbiamo. Senza dubbio Villa Nitti non può rimanere in queste condizioni.
Ma chi ha deciso la variante di progetto? Quello che non siamo riusciti a comprendere perché il progettista prima ha previsto degli interventi per poi modificarli quando il primo finanziamento è stato già speso. La committenza pubblica si è forse troppo disinteressata alla vicenda. Villa Nitti è stata acquistata con denaro pubblico e viene ristrutturata con soldi dei cittadini.
Non è un fatto privato del sovrintendente e dei suoi collaboratori. Il Quotidiano attende risposte. Sulla perizia di variante. Sulle modifiche adottate. Sui costi che restano da affrontare. Sui nuovi materiali da adoperare
e in che prospettive. Sui tempi di realizzazione dell’opera. Nel porre queste domande qualcuno alla Sovrintendenza ci ha chiesto a che titolo le ponevamo. Abbiamo risposto che siamo giornalisti e che quindi abbiamo titolo a farle in nome dell’opinione pubblica.

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