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di MARIATERESA LABANCA
MELFI – «Stop al metodo Marchionne». E’ quanto chiede in un’appassionata intervista il segretario della Fiom Cgil, Giorgio Cremaschi, ieri in Basilicata, prima a Rionero per il direttivo del sindacato, e poi davanti ai cancelli della Sata di Melfi. Proprio da San Nicola, dove ormai da mesi, si sta consumando un pesante scontro tra Fiat e sindacati, il segretario dei metalmeccanici della Cgil si dice «molto arrabbiato, perché le cose in Italia non vanno bene». E tuona: «E’ ora di cambiare atteggiamento, Fiat deve tornare sui propri passi».
A Melfi la tensione è alta, a Termini Imerese la protesta ha raggiunto l’apice. Segretario, cosa sta succedendo?
Le cose in Italia, per quanto ci riguarda, vanno molto male. E la tensione è destinata a salire se si continua di questo passo. Mentre si perde tempo per le autocelebrazioni, facendo passare i successi personali di Marchionne all’estero come il segno della grandezza del gruppo, Fiat in Italia, sposando in pieno la linea sbagliata di Confindustria, vuol far pagare la crisi solo ai lavoratori. Bisognerebbe ricordare, invece, che il crollo dell’economia è stato determinato dall’ingordigia degli speculatori. Bisognerebbe non dimenticare, a esempio, che un ruolo fondamentale nel dissesto finanziario è stato giocato dall’Unione banche svizzere, di cui l’ad Fiat è vicepresidente.
Nel frattempo a Roma, proprio oggi, si tenta un difficile dialogo su un premio di produzione già concordato una anno fa..
Il gruppo torinese gioca sulla pelle dei lavoratori e la trattativa in corso a Roma sul premio di produzione ne è la dimostrazione. Ci auguriamo che Fiat ci ripensi, perché altrimenti saremmo di fronte a una vergogna, oltre che a un’ingiustizia: la prova evidente che la situazione degli operai, già messa a dura prova, sta sempre meno a cuore all’azienda.
Ma oggi si è parlato anche di rinnovo del contratto metalmeccanico. La posizione della Fiom rimane lontanissima rispetto a quella di Fim e Uilm.
Sì quello con Cisl e Uil è un disaccordo fortissimo. Non ci auguriamo proprio che la piattaforma approvata da Uilm e Fim non passi perché equivale a uno smantellamento dei diritti dei lavoratori. Si tratta di contenuti che non possiamo condividere: la riforma non fa altro che reintrodurre le gabbie salariali, che invece di variare territorio per territorio, cambiano da azienda ad azienda.
Oltre che sul rinnovo del contratto metalmeccanico, le divisioni con Fim e Uilm si consumano anche su altri terreni?
Sono molte le cose che ci tengono lontani. Sinteticamente diciamo che contestiamo l’atteggiamento di rassegnazione e paura che si cerca di trasmettere ai lavoratori. Noi, invece, non abbassiamo la testa.
La Cisl non nasconde di guardare con simpatia al modello di sindacato americano, che partecipa direttamente al capitale dell’impresa. La Fiom cosa ne pensa?Che si tratta di un modello fallito. Nella trattativa Chrysler il sindacato non ha fatto altro che suicidarsi, E noi auguriamo alla Cisl non finire suicida nello stesso modo.
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