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di ANNA MARIA LONGO
L’intervento di Franco Crispini, pubblicato dal Quotidiano in data 1 luglio 2009, sollecita un dibattito e il confronto su quello che, a mio avviso, rappresenta la “novità” più importante e dirimente della questione politica congressuale del Partito democratico: il nuovo meridionalismo.
Non c’è dubbio e ha un “senso” che a parlare di centralità politica del Mezzogiorno siano Bassolino; Loiero; Vendola, non solo in quanto “Governatori” delle quattro più importanti Regioni meridionali, ma in relazione, soprattutto, al loro essere “leader” politici riconosciuti e di fatto esercitanti (compresi errori e difficoltà reali) e tuttavia senza che ne venisse intaccata nei loro confronti la fiducia politica come dimostrano i risultati delle elezioni europee con Andrea Cozzolino al primo posto e Pirillo eletto in Calabria.
Un attestato di consenso capillare di massa per i rispettivi “promoter”. Leader non si nasce, si diventa; a determinarlo è lo spessore e la qualità culturale – politica; la capacità di lavoro. La Politica ha bisogno di prospettare una “linea” di azione e di obiettivi individuati dall’analisi approfondita dei fatti e delle dinamiche che li sostengono; ha bisogno di proposte adeguate per dare soluzioni ai problemi; ma necessita di “leadership” capace di rapportarsi
per comunicare a livelli di massa; per farsi ascoltare con l’autorevolezza dell’intelligenza e dell’esperienza. Peculiari “novità” connotano, oggi, la questione meridionale in rapporto a due scatenanti problemi che, sinteticamente individuati, si configurano così: la crisi economica mondiale e la redistribuzione di poteri, di ruoli, di interessi conseguenti la riforma “federalista” dello Stato italiano.
La crisi economica di così vasta portata potrebbe assestare un colpo mortale a un Mezzogiorno già debole e insufficiente nel suo contesto produttivo e occupazionale, tanto da costituire un “gravame” pesante per tutta intera l’economia nazionale dell’Italia. Ma il “Mezzogiorno” potrebbe essere e costituire “l’opportunità”, la “carta” vincente per l’economia italiana se la “Politica” sapesse avviare e guidare un percorso virtuoso di scambio e sviluppo tra economie dei Paesi del Mediterraneo e l’Europa.
Si tratta di lavorare sul ruolo propulsivo e produttivo di tutta un’area geografica che ha caratteristiche e peculiarità comuni; che hanno “valore” e vanno ri-considerate e sottratte alle pratiche di ammortizzazione e di inutilizzo. L’altro elemento di “novità” per la centralità del Mezzogiorno è: il Federalismo, già incombente, che sospinge le popolazioni meridionali a costruire ed a costituire un “sistema” culturale, istituzionale, politico di assoluta “autonomia”,ridisegnando “poteri”, “ruoli”, “responsabilità”, “decisioni”, ad ogni livello.
È un progetto “difficile” ma di rande attrazione; una sfida “inedita” del ezzogiorno per l’Italia, er l’Europa. intercettarlo per primi (e competenti i fatto) sono Bassolino, Loiero, Lombardo, Vendola; non è un caso; diversi, ma capaci ed affidabili; rappresentati veri delle regioni meridionali. Il mio auspicio è che il congresso del Partito Democratico a livelli regionali e nazionali sappia cogliere e lavorare su questa stimolante “novità” politica.

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