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POTENZA – Con accuse pesanti su alcuni comportamenti di esponenti pubblici, in attesa degli ulteriori passaggi giudiziari, deve diventare un autentico spartiacque nella gestione delle risorse petrolifere lucane improntata, non più a parole, su trasparenza e correttezza amministrativa”. E’ il commento di Filippo Massaro, presidente del Csail, sottolineando “il particolare interesse della gente del Sauro per gli sviluppi della inchiesta. Ma il mondo politico-istituzionale della regione che – dice Massaro – ci auguriamo non si trinceri dietro la difesa formale ma lasci le cariche pubbliche ricoperte per difendersi nelle sede opportune, non può delegare ogni azione di controllo alla magistratura. Sono mesi – continua Massaro – che il Csail ha proposto agli organi della Regione di promuovere un’indagine conoscitiva su tutti gli aspetti riferiti all’estrazione petrolifera in Basilicata, dando pieno sostegno ad un’iniziativa analoga avviata dal Presidente della Quinta Commissione Consiliare Sergio Lapenna. Proprio per gli sviluppi di Toltalgate diventa sempre più necessario approfondire gli elementi utili per verificare il controverso sistema di quantificazione del petrolio estratto che prevede vari passaggi ad opera di compagnie, di funzionari dell’Unmig e dell’Utf: a partire dal controllo del livello dei serbatoi di stoccaggio sino all’arrivo dopo il “viaggio” nell’oleodotto a Taranto. L’auspicio del Csail – aggiunge Massaro – è che l’indagine non si risolva con una semplice relazione conclusiva, come è accaduto nella precedente legislatura regionale quando si insediò una commissione speciale. Al Csail che intercetta le aspirazioni del “popolo del petrolio” interessa che dopo aver verificato ed approfondito la questione si arrivi alla conclusione (per noi scontata) che è necessario installare i “contatori”, strumenti tecnologici in grado di dare sicuramente maggiori garanzie sull’estrazione effettiva dei barili di greggio che, non ci stancheremo di ripetere, per ora è quantificata solo dall’Eni che quindi determina le royalties da concedere”.
Il Csail – dice ancora Massaro – non ha mai ritenuto che la Magistatura debba sostituirsi alla Regione e ai Comuni per il controllo delle compagnie petrolifere e pertanto che “tappare” i pozzi possa risolvere ogni problema ma al tempo stesso chiede che la gente che convive con i pozzi abbia “certezze” sia sui rischi ambientali e per la salute che si corrono che per le prospettive certe di lavoro e sviluppo con il pieno rispetto delle attività produttive locali e delle risorse umane (soprattutto giovanili) locali. Tutto ciò – continua – non può essere un magistrato a farlo perchè devono essere i politici e i nostri amministratori a compiere il proprio dovere. Di qui l’auspicio che si affermi il principio, per cui ci battiamo dall’atto costitutivo del Comitato, della partecipazione della società civile ai processi di sviluppo che hanno interessi economici e strategici di carattere internazionale e quindi tali da scatenare interessi ed appetiti di ogni natura”.
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