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E’ iniziata stamattina nel tribunale di Paola (CS) la fase dell’udienza preliminare del processo che riguarda le vicende dell’Istituto socio-assistenziale Papa Giovanni XXIII di Serra D’Aiello, che portarono, due anni fa, anche l’arresto dell’amministratore, il sacerdote don Alfredo Luberto, accusato di malversazione.
Telecamere vietate nell’aula del dibattimento, presieduto dal giudice Maria Luisa Arienzo, e svoltosi alla presenza di decine di avvocati e anche molti dipendenti dell’istituto di cura, sotto accusa anche per le condizioni precarie dell’assistenza prestata ai degenti.
Don Alfredo Luberto (in foto) non c’era. Questa mattina, prima del rinvio al 3 di luglio, si sono discusse solo alcune eccezioni tecniche.
La costituzione delle parti civili è rinviata alle prossime udienze. Tra questa, annunciata quella della stessa amministrazione del Papa Giovanni, rappresentata dall’avvocato Nunzio Raimondi, e quella dell’associazione onlus «Il Paradiso dei Poveri», nuova creatura di Padre Fedele Bisceglia, che nel 2004 e 2005 si interessò alle vicende dell’istituto.
Una ventina gli indagati segnalati dal PM Eugenio Facciolla. Il più illustre è proprio don Luberto, i cui difensori, gli avvocati Nicola Carratelli e Angelo Pugliese, ci rilasciano una dichiarazione.
«Questa è la prima occasione per dimostrare che i mali del Papa Giovanni XXIII non dipendono solo dalla condotta di don Luberto», hanno detto all’AGI. Fitto il calendario delle udienze previste per questa prima fase: ben 9 solo nel mese di luglio. «Ma dimostreremo che non si può generalizzare nelle accuse: molti indagati saranno certamente prosciolti», dice l’avvocato Pietro Perugini, che difende diversi degli indagati. Intanto i dipendenti dell’istituto hanno voluto ricordare che da mesi sono senza stipendio.

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