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Undici persone arrestate, otto della Locride, e tre stranieri, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ingresso e permanenza illegale di extracomunitari in Italia a fini di lucro.
È il bilancio di un’operazione dei Carabinieri a conclusione di quattordici mesi di indagini scaturite da un’intuizione investigativa dei militari della stazione di Bovalino. I particolari sono stati illustrati stamane durante una conferenza stampa tenuta dal procuratore della Repubblica di Locri, Giuseppe Carbone, che insieme con il sostituto Rosanna Sgueglia ha coordinato l’attività avviata il 9 aprile dello scorso anno.
Durante una perquisizione eseguita in casa del cittadino indiano Sing Sarvjeett –stabilitosi nella Locride dove conviveva con una donna della zona, e rivelatosi poi la mente dell’organizzazione – i Carabinieri avevano trovato documenti e permessi di soggiorno falsificati col sistema della scansione al computer.
L’indagine sarebbe partita proprio da quel giorno con l’operazione denominata in codice «Lacks», un’unità di misura della rupia, moneta indiana, equivalente a 1.550 euro.
A seguito di intercettazioni ambientali e pedinamenti, come hanno spiegato il tenente colonnello Francesco Iacono ed il maggiore Ciro Niglio, rispettivamente comandanti del Gruppo e della Compagnia di Locri, con la complicità degli arrestati, residenti nei comuni di Monasterace, Platì, Benestare, Locri e Ciminà (tutti in provincia di Reggio), alcuni collegati a storiche famiglie della ‘ndrangheta ed operanti nell’edilizia o in agricoltura, dietro il pagamento di una somma tra gli 8 ed i 12 mila euro, venivano fatti entrare in Italia extracomunitari provenienti dal Punjab, una delle regioni più povere dell’India. La promessa era quella della regolarizzazione del rapporto di lavoro per poi ottenere il permesso di soggiorno ma, nei fatti, ciò non avveniva.
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