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di Piero Quarto
MATERA – E’ finita. Finalmente l’Olimpia Bawer ha raggiunto la salvezza al termine di una enorme sofferenza che ha messo a dura prova i tifosi della società materana. La gioia finale per il traguardo raggiunto è stata proporzionale alle preoccupazioni vissute in nove mesi di passione dei quali ora è possibile stilare un piccolo bilancio. Un bilancio che deve inevitabilmente partire da quelli che erano gli obiettivi societari dichiarati, cioè “la qualificazione al play off migliorando se possibile il sesto posto della precedente stagione”. Le parole non sono le nostre ma del presidente della società materana Michele Vizziello, parole che lasciano inevitabilmente in rosso il bilancio della stagione.
Un bilancio negativo nel quale si è rischiata addirittura la disfatta della retrocessione, di sicuro abbiamo visto la peggiore squadra di basket degli ultimi venti anni, per certi versi inferiore anche a quella che ottenne la retrocessione nel primo anno di B1 sotto la guida di Lillino Ciracì ma in un contesto di avversari diverso e in un vero girone di ferro, molto più forte rispetto al torneo di quest’anno in cui le regole degli under hanno contribuito inevitabilmente ad abbassare il tasso tecnico complessivo del campionato.
Su queste basi proviamo ad impostare un ragionamento cercando di capire i motivi che hanno portato a questa situazione ma con un principio chiaro a cui intendiamo ispirarci: noi non cerchiamo capri espiatori, non individuiamo responsabilità singole e personali, né intendiamo procedere ora a processi di santificazione che sembrano già avviati.
Le difficoltà del Matera sono nate, a nostro giudizio, dal tentativo di portare avanti, vanamente, un programma più grande delle forze della società, un concetto che avevamo già spiegato a chiare lettere esattamente un anno fa (dunque in tempi non sospetti) e che riproponiamo in basso con l’articolo integrale pubblicato il 16 giugno del 2008. Matera ha perso il senso della misura e del suo essere, ha provato a guardare in grande senza avere la forza economica e societaria per programmare. Ha cercato di fare un mercato superiore alle proprie possibilità, ricercando vanamente nomi altisonanti troppo al di sopra delle proprie possibilità economiche e non sfruttando invece quelle opportunità giovani che in altri casi si erano rivelate molto preziose.
Non si spiega altrimenti il tentativo di andare su nomi come Causin, Evangelisti o Muro e poi la necessaria ritirata strategica su altri giocatori come Sottana presi perché avevano altre caratteristiche ma senza valutarne adeguatamente la compatibilità complessiva con la squadra che si stava costruendo.
In queste condizioni si è arrivati a presentare Sottana come il giocatore che avrebbe dovuto garantire il salto di qualità, è stato lui il giocatore “più pagato nella storia dell’Olimpia” come si ebbe a dire nella presentazione. Il risultato è stato quello solamente di caricare di eccessive responsabilità un atleta che non poteva caricarsi da solo il peso della squadra, ma di questo tipo di errori ce ne sono altri che possono andare dal caso Dacic al clamoroso ritorno di capitan Longobardi che, viste le dinamiche sviluppatesi in estate, appare abbastanza incomprensibile per una società con le idee chiare. O Longobardi risponde alle caratteristiche di Matera ed allora si può e si deve confermare già in estate, oppure non vi risponde ed allora il ripensamento appare inspiegabile e fuori luogo. Certamente fuori tempo visto che rappresenta l’unico acquisto possibile nel mercato di riparazione, un acquisto voluto e chiesto da un allenatore, Miriello, che la società ha poi deciso di esonerare poco meno di dieci giorni dopo senza permettere al nuovo tecnico di poter, regolamento alla mano, intervenire sul mercato.
Ci fermiamo qui perché non è il caso di ripercorrere la stagione passo per passo, di certo il cammino è stato costellato di difficoltà nella gestione quotidiana delle situazioni e la ricerca di quello o quell’altro responsabile non ha aiutato a risolvere la situazione. La società ha deciso di arroccarsi su sé stessa e gli atleti non sempre sono stati all’altezza della situazione da un punto di vista caratteriale. Ora Matera deve decidere cosa fare se continuare sulla strada intrapresa cioè quella della programmazione oppure ritrovare la propria dimensione, nel primo caso sarà necessario procedere ad una autentica rivoluzione e dotarsi di una struttura forte anche di carattere tecnico (leggasi direttore sportivo) che supporti allenatore e squadra e le costruisca in maniera pensata e non casuale, con una certa disponibilità economica. Nel secondo caso bisognerà sfruttare al meglio, come spesso fatto negli anni precedenti, le qualità a disposizione per cercare di costruire un gruppo che riesca a divertire e divertirsi in serie A Dilettanti. In questo senso le preziose energie a disposizione in società possono bastare e non necessitano di alcuna integrazione.
In ambedue i casi a nostro parere occorre procedere ad una rivoluzione tecnica che coinvolga il novantanove per cento della squadra e anche l’allenatore e che permetta di poter ripartire voltando completamente pagina e lasciando quest’anno di sofferenze nel dimenticatoio.
La prima idea che ci viene in mente, ma è solo un esempio, è quella che porta ad un allenatore delle qualità di Francesco Ponticiello che ha rotto il suo rapporto con Sant’Antimo e che è ora sul mercato. Con la necessità di respirare una nuova aria (che sia Ponticiello o qualcun’altro) Matera riparta nel prossimo futuro, individuando una strada chiara, programmando se ci sono le possibilità oppure continuando a vivere alla giornata e dando un deciso colpo di spugna a quanto è stato l’ultimo anno. Per mettere uno stop alle sofferenze.

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