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di LUCIA NARDIELLO
«Sto per lasciare la Basilicata. Dopo quasi dieci anni, mi trasferisco a Napoli nella mia città d’origine»: queste le parole del pm più famoso d’Italia, Henry
John Woodcock, ad Atella per l’incontro conclusivo sul progetto “Educazione alla cittadinanza per vivere insieme”. Un lavoro svolto con i ragazzi delle classi I e III B della scuola media cittadina. «Dopo tanti anni ho imparato ad amare questa regione, i suoi abitanti – dice Woodcock ai giovani con un filo di commozione – così non posso non cogliere questa occasione per esortare gli abitanti lucani ad
acquisire una nuova consapevolezza dei tesori di cui dispone la Basilicata che potrebbe diventare il Kuwait d’Europa». Una terra che possiede «tre tesori impagabili: petrolio, acqua e vino». Quello di Woodcock è un invito a darsi da fare e non sottovalutare le potenzialità del nostro territorio. Guardando con occhi esterni, infatti, è impossibile non chiedersi come avendo a disposizione
tutte queste caratteristiche la nostra sia ancora una regione povera.
Il messaggio forte è stato fatto proprio dai ragazzi della scuola media di Atella che coordinati dai professori Margherita Petrino e Franco Ruggiero hanno
realizzato un progetto complesso composto da una serie di eventi susseguiti regolarmente a partire dal 18 marzo.
Incontri che hanno visto protagonista oltre il magistrato anglo napoletano e per acquisizione ormai lucano, anche il giudice della corte d’Appello di Potenza Alberto Iannuzzi e lo psicologo Michele Dinardo. Affrontando i temi di giustizia, uguaglianza, legalità, bullismo i giovani studenti hanno imparato a lavorare in team ed hanno acquisito una nuova consapevolezza. Legalità come concetto relativo
«che può dire tutto e niente» dice Woodcock portando l’esempio del principio di legalità che negli anni ’30 con le leggi razziali.
«In quel periodo il principio di legalità imponeva ad un giudice di osservare la legge razziale – spiega Woodcock che aggiunge – io non avrei più fatto il giudice».
Ianunzzi sottolinea l’importanza dell’istituzione “scuola” come prevenzione dell’ illegalità. «La magistratura ha un carattere repressivo» dice. «Interviene nel
momento in cui l’illecito è stato già commesso. La scuola, invece, può prevenire la formazione di futuri criminali inculcando nei ragazzi una cultura improntata al
rispetto» ricordando le parole di Falcone sulla necessità per l’ Italia di un esercito di insegnanti. Rifiuto dell’illegalità che avviene tramite una maggiore consapevolezza e coerenza per riuscire passare dalle affermazioni ai fatti.
Woodcock ha poi un consiglio da dare a tutti i ragazzi: «Mantenere e conservare sempre la capacità di indignarsi». L’indignazione come «antidoto fondamentale
contro la cultura pressappochista del così va perché così deve andare». La capacità di indignarsi non solo di fronte ai casi eclatanti. «Ci sono tanti altri casi gravi che però suscitano meno scandalo perché possono sembrare più banali, come i concorsi pubblici truccati. Se si entra nell’ordine di idee che alcune distorsioni sono la normalità è finita». «I ragazzi – conclude Woodcock – hanno ancora le risorse e le energie per indignarsi».

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