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di ALFONSO PECORARO

ECCOLA. E’ questa la reale dimensione del calcio lucano. Almeno, di quello professionistico. Non si può immaginare altro: la Seconda Divisione. Di più diventa difficile sperare se si pensa che il Potenza ha avuto per due anni una fortuna tra le mani e l’ha sciupata con approssimazione, deliri di onnipotenza, ingenuamente. E Potenza, per numeri esclusivamente, non certo per capacità di individuare buoni giocatori a prezzi non eccezionali, non è Melfi, dove per il sesto anno di fila si realizza un miracolo sportivo: una salvezza strameritata.
Ma il patron Maglione l’ha detto a chiare lettere: “Così non si può andare avanti. La Seconda è già una realtà sovradimensionata per un centro come Melfi”.
E che dire di Matera, dove nonostante tanti investimenti, anche quest’anno ci si è ridotti a una salvezza in D all’ultima giornata. Un po’ come affermare che l’anno prossimo può essere quello giusto per ambire alla Seconda, ma quest’anno è meglio cancellarlo presto.
Appunto: la reale dimensione del nostro calcio non va oltre questa Seconda Divisione che, dalla prossima stagione agonstica, di nuovo accomunerà il Potenza e il Melfi, magari in attesa del Matera.
Dopo tutto, probabilmente è giusto così, se si deve vivere con la logica di accettare incondizionatamente il verdetto che esprime il campo.
Un rettangolo verde che dà e che toglie nello stesso modo, senza pietà.
Ricordiamo ancora le lacrime di gioia di Raffaele Nolè e di Peppe Lolaico, due potentini veraci che avevano impartito una sonora lezione di umiltà al grasso Benevento. A casa sua.
Ieri è stata resa la stessa merce e quelle lacrime sono diventate di disperazione. Proprio contro lo stesso avversario.
Nel destino di Postiglione c’è questo Benevento, insomma. Ma anche una sonora e vibrante contestazione: al posto suo, in tanti, avrebbero già mollato. Lui ha rilanciato, ha fatto capire che l’anno prossimo tenterà il colpaccio per risalire, nonostante sarebbestato più facile investire a gennaio per restare nella categoria. Ma deve però recuperare il primo e fondamentale ingrediente per lavorare con serenità: l’entusiasmo della gente che ormai gli ha voltato le spalle.
E proprio la gente può fornire quello stimolo giusto alla dirigenza del Melfi per aprirsi ancora di più e tentare una nuova avventura nel calcio di Seconda. Senza abbandonare a se stessa una realtà ormai consolidata, ma che non potrà mai andare oltre questa serie.
Entusiasmo che sembrava essere quello giusto anche per il Matera, dopo le prime cinque giornate, con altrettante vittorie. Non possiamo dimenticare la diretta televisiva della sfida al Fasano con gli spalti gremiti e festanti. Poi si è rotto qualcosa e anche ieri, a risultato acquisito, c’era chi fischiava. La piazza può ambire ad altro: appunto, alla Seconda Divisione. L’esatta dimensione del calcio di casa nostra, dove non circolano cifre astronomiche, c’è passione, voglia di divertirsi, ma dove molto spesso mancano quei valori adeguati per andare più in alto e restarci. Si vivacchia nell’indifferenza di molti e con gli investimenti di pochi.

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