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Da Arezzo, dove storicamente ha raccolto poco, passa un treno carico di crediti da far valere al tavolo dei play off. Vale per la squadra di casa, quinta in classifica con un solo punto di ritardo dalla Cavese quarta, e che tuttavia sente quasi sul collo il fiato del Foggia, due punti dietro, e vale più ancora per un Crotone chiamato, anzi implorato, a reagire dopo l’enorme delusione dello scontro diretto perso in casa contro il Gallipoli.
Diciamo subito che a nostro avviso non era la partita che ci voleva, o meglio ancora, è il tipo di partita più difficile che, alla luce del difficile momento attuale, il Crotone poteva aspettarsi. Quando parliamo di momento difficile, intendiamo difficile psicologicamente: sia a Sorrento che contro il Gallipoli, infatti, i rossoblù non meritavano di uscire sconfitti, hanno costruito un gran numero di occasioni da rete e non le hanno sfruttate, e con un punto in tre partite era fatale perdere il primato, scivolare indietro e farsi avvicinare dalle concorrenti. Ma il secondo posto, benché appaia al momento magra consolazione rispetto alle prospettive pre-pasquali, è fondamentale per continuare ad inseguire l’obiettivo-promozione, al quale né Moriero, né i giocatori hanno abdicato, almeno a parole.
L’Arezzo, lo diciamo dall’estate scorsa, tecnicamente non ha rivali: pensate che, nonostante tutto, ha ancora ben sette giocatori della squadra che, due anni fa, retrocesse dalla serie B insieme al Crotone (Bondi, Croce, Terra, Vigna, Bricca, Beati e Togni, mentre nel Crotone rispetto ad allora sono rimasti solo Galardo e Petrilli) e poi come gioco e senso estetico si fa preferire alle altre.
Lo si è visto anche all’andata allo “Scida”: fu la prima sconfitta casalinga per il Crotone, ma al contrario del Gallipoli i granata s’imposero giocando meglio al term ine di una sfida bellissima.

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