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POTENZA – «Non riusciamo a capire perché la Regione non difenda un provvedimento che ha approvato da chi ne propone la modifica non rispettando l’autonomia istituzionale». L’amministrazione comunale si appella all’assessore regionale alla Formazione, Antonio Autilio, e al presidente del consiglio regionale, Prospero De Franchi. Stamattina, in una conferenza stampa, l’assessore comunale alla Pubblica istruzione, Giuseppe Messina, e il sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, hanno spiegato ancora una volta le ragioni per cui impugneranno il provvedimento di attuazione del piano di riordino scolastico regionale. In quel testo – spiegano – in modo «illegittimo» il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Franco Inglese, ha ipotizzato modifiche negli accorpamenti che «mettono a rischio quattro scuole del capoluogo». Con l’organizzazione proposta da Inglese e che “tocca” quella licenziata dal consiglio regionale lo scorso 13 marzo, «le scuole Domiziano Viola, Busciolano, di rione Cocuzzo e del primo circolo non raggiungeranno il numero minimo di alunni previsto per mantenere l’autonomia», andando sotto i 500 alunni. Il comune ha promesso di fare ricorso al Tar, nel frattempo ha già presentato una diffida dal non rispettare il piano regionale che «era stato concertato – spiegano Santarsiero e Messina – Ora il comune va incontro a un danno economico notevole. Oltre al rischio di chiusura per le scuole, ci sono gli investimenti fatti nelle aree rurali, per il trasporto organizzato secondo il piano». C’è anche la questione didattica e «educativa». Alla conferenza stampa era presente anche il vicepresidente della Consulta cittadina sulla scuola, Egidio Basile. «E’ lo stesso ministero che invita alla creazione di istituti comprensivi – dice – In quel progetto di verticalizzazione, che Inglese intacca senza averne il potere, c’è l’idea di costruire una scuola responsabile, che segua il bambino dalla materna alla media, senza istituti di serie A e B distribuiti in città». Le modifiche al piano regionale «spezzano il percorso educativo costruito in uno scenario in cui già gli investimenti delle istituzioni statali e regionali sono esigui». Così parte la mobilitazione dell’amministrazione che invita anche i cittadini «a difendere la scelta condivisa». Soprattutto, ancora l’appello alla Regione. In ballo, in fondo, un provvedimento varato dallo stesso ente.
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