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REGGIO EMILIA – C’era Nicolaie Prisecariu alla guida dell’auto che domenica pomeriggio, intorno alle 17, si è scontrata con la Y 10 sulla quale viaggiava la famiglia Azzato.
Un incidente nel quale ha perso la vita il figlio di quindici anni, Simone, e sono rimasti feriti la madre quarantunenne, Antonella Parente, e il padre cinquantenne, Giuseppe, originario di Marsico Nuovo.
Nicolaie Prisecariu, un muratore romeno di 38 anni, arrestato dopo poche ore dall’incidente e accusato di omicidio colposo aggravato dalla guida in stato di ebbrezza alcolica (aveva rifiutato di sottoporsi al test alcolemico), dopo tre notti passate in cella ha confessato giovedì nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto.
Davanti al Gip, Andrea Santucci, Prisecariu ha ammesso di esserci stato lui alla guida dell’auto e di aver mentito per paura.
Il Gip ha disposto per lui gli arresti domiciliari nella sua abitazione di Brescello, anche per accudire i figli, uno dei quali è disabile.
Prisecariu ha raccontato che al momento dell’incidente non era ubriaco.
Inizialmente il romeno aveva detto di trovarsi a casa quando è avvenuto lo schianto aggiungendo di essere arrivato sul posto solo dopo, quando è stato avvisato che la sua vettura era stata coinvolta in un incidente.
Il trentottenne poi aveva tentato di convincere gli investigatori che l’auto gli era stata rubata. I giornali locali però riportavano di alcuni testimoni pronti a giurare di aver visto quell’uomo quasi subito sul luogo dell’incidente, come se fosse stato già lì e non a casa, a Brescello, ad alcuni chilometri di distanza.
Ma giovedì oltre al giorno della confessione è stato anche il giorno dell’ultimo saluto a Simone.
Il corteo si è mosso intorno alle 16 dalla camera mortuaria dell’ospedale di Guastalla per raggiungere la chiesa parrocchiale di Poviglio, dove è stata celebrata la messa.
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