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Da anni nel Laboratorio di Storia medioevale dell’Unical sto ricostruendo insieme con i miei allievi il Codice diplomatico della Calabria, una delle poche regioni in Italia che non possiede una fonte così indispensabile. Negli anni scorsi, grazie al contributo del Cnr dell’Università della Calabria e della Regione Calabria (con riferimento alla Legge 16/85) ho potuto pubblicare 5 volumi, che hanno portato al conferimento della medaglia d’oro alla cultura nel 2005.
Ora, con il passaggio delle competenze alle Province si è fermato tutto. Scrivo
e nessuno risponde, anche se è tornata la ricevuta! Eppure – come nota Ulderico Nisticò – ci sarebbero 30 milioni di euro per la cultura. Li si vuole dissipare a pioggia o in corsi inutili di azzeramento, che, come mi consta direttamente, servono solo a sciupare denaro? O per pubblicare o finanziare orribili guide turistiche, come ho avuto modo di segnalare anche su queste colonne? Perché, invece, non si ripristinano borse di studio per giovani laureati finalizzate allo studio della Calabria? Se poi si vuole fare un bando, benissimo! Ma la giuria, per motivi di serietà e trasparenza, sia affidata a un organismo eccellente, penso all’Accademia dei Lincei, e non a burocrati spesso attenti solo alle carte e non ai contenuti scientifici. La vera iattura è che in questa regione mancano regole stabili, certe ed efficienti, e a ogni cambio di giunta e
di assessore si ricomincia sempre daccapo.
La cultura deve esser coltivata e il suo ciclo non può essere infranto, se si vuole conseguire risultati certi e credibili. Si può ancora sperare? E l’interrogativo che molti allievi mi pongono. E a essi, sebbene convinto di essere monotono, ripeto ancora: finché c’è vita c’è speranza. C’è da augurarselo anche per questi milioni di euro?!

Pietro De Leo
già presidente Commissione Cultura Stato-Regione Calabria

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