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di ULDERICO NISTICO’
Nella primavera del 1939 veniva a termine uno degli eventi più sanguinosi della
storia d’Europa, la guerra civile spagnola, che portò al potere Franco fino alla sua morte nel 1976. O piuttosto una delle guerre civili spagnole nei secoli XIX e XX. Decaduto il regno, la Spagna venne invasa nel 1809 da Napoleone, nell’inerzia dello Stato, ma a cui si oppose una valorosa guerriglia, che consumò gran parte delle energie francesi; finché non si aggiunse l’esercito inglese di Wellington,
il prossimo vincitore di Waterloo. Il re Ferdinando di Borbone concesse intanto una costituzione, che però nel 1815 dovette ritirare per obbedienza al Congresso di Vienna.
Nel 1820, il ‘llevamiento delle truppe, il ripristino della costituzione e l’intervento delle truppe di Luigi XVIII re di Francia. Da allora, per tutto il secolo, la Spagna venne periodicamente devastata da guerre civili tra monarchici
liberali della regina Isabella e monarchici cattolici e tradizionalisti del pretendente Carlo, detti carlisti: 1833-1839; 1847-1860; 1872-1876.
Si intrecciarono crisi dinastiche, nell’ambito delle quali si affacciarono le pretese dei tedeschi Hoenzollern, e, nel 1871, venne eletto re di Spagna il duca d’Aosta Amedeo di Savoia, figlio secondogenito di Vittorio Emanuele II; ma due anni dopo abdicò per i continui attentati e l’impossibilità di regnare. Nacque una repubblica di brevissima e infelice vita. Dal 1874 al 1930 riprese il trono la casa di Borbone, in un assetto costituzionale sempre meno stabile; intanto,
nel 1923 si impose la dittatura di Primo de Rivera. La Seconda Repubblica si rivelò non meno debole delle precedenti situazioni; e, nel 1936, prendeva il
potere il Fronte popolare. Come accadde più volte in simili esperimenti, a grandi e nobili ideali si intrecciavano violenze e anarchie, mentre il Paese Basco e la Catalogna minacciavano secessioni. Si scatenarono odi e violenze contro la Chiesa cattolica. Nello stesso 1936, insorsero le truppe dei generali Franco e Molas,
quest’ultimo morto poco dopo. Franco, dalle Canarie, sbarcò facilmente e si impadronì di una parte del territorio, ma incontrò una fortissima resistenza attorno a Madrid (la “cintura”) ad opera dei repubblicani e delle Brigate internazionali comuniste e antifasciste. La guerra, violentissima e feroce, durò tre anni. Fin dall’inizio, Franco si era rivolto a Mussolini, il quale, da poco
uscito dal trionfo molto impegnativo della conquista dell’Etiopia, non gli diede molte speranze. Franco si rivolse dunque alla Germania, già da tre anni nazionalsocialista. A sua volta, la repubblica veniva sostenuta dall’Unione Sovietica e dalla Francia, dal 1936 al ’38 governata al Fronte popolare di Blum. Né una vittoria comunista né una filofrancese, ma nemmeno una filotedesca erano negli interessi dell’Italia, e ciò indusse Mussolini a intervenire in maniera
determinante. Nel corso del triennio, l’Italia inviò in Spagna centomila uomini, e fornì a Franco armi e materiale; mentre l’aviazio-ne italiana assicurava il dominio dei cieli. Un luogo comune divulgato da giornalisti americani e dalla storiografia comunista ha sopravvalutato l’importanza della guerra civile spagnola come di “prova generale della Seconda guerra mondiale” e come occasione di scontro tra Potenze fasciste e Potenze democratiche, che noi non riusciamo
a vedere. Al contrario, appare un interesse comune delle quattro Potenze
europee a circoscrivere il più possibile il caso, limitando lo scontro alla mera questione interna spagnola. L’interesse della Gran Bretagna era solo che, a guerra finita, venissero ritirate dalla Penisola le truppe italiane, cosa a cui l’Italia si impegnò con gli Accordi di Pasqua del ’38, non avendo del resto
diversa intenzione. La Francia di Blum avrebbe visto di buon occhio un Fronte popolare in Spagna, ma quella che a Blum seguì, per quanto antifascista ed antitaliana, non aveva troppo a cuore la nascita di uno Stato con forte presenza
comunista ai suoi confini, e nemmeno la sopravvivenza dell’inconsistente
Repubblica, fattore di instabilità. L’Italia si riteneva paga di una Spagna pacificata e non soggetta ad Urss o Francia, e non troppo amica della Germania,
senza sperare di ridurla a sua volta in vassallaggio: un’impresa impossibile nel medio e lungo termine, e neppure particolarmente vantaggiosa. Francia, Italia, Germania e Gran Bretagna crearono un Comitato per il non intervento, di cui facevano parte tutti i più o meno intervenuti. Si dispose il pattugliamento delle coste per impedire rifornimenti, che tuttavia ora si facevano passare, ora si ostacolavano, a seconda degli schieramenti: i sommergibili italiani, per dirne una, affondarono diverse navi sovietiche o di altre bandiere che portavano armi ai “Rossi”, ma non protestò nessuno, nemmeno l’Urss, che doveva far finta non sapere. Le Potenze democratiche, del resto, mentre non volevano né una Spagna comunista né una anarchica, erano anche ben certe che Franco, non essendo un fascista, ma solo un conservatore monarchico, si sarebbe ben guardato dallo
schierarsi attivamente dalla parte dell’Asse italo-tedesco, in caso di conflitto mondiale. Come in effetti fece, rimanendo rigidamente neutrale. Tutto sommato, la soluzione franchista, assicurando alla Spagna l’ordine interno e la sostanziale
neutralità all’esterno, accontentava più o meno tutti, e continuò a contentarli fino al 1975. Nel marzo del ’39 Franco entrava in Madrid e instaurava la sua dittatura quarantennale: la Francia e l’Inghilterra lo avevano riconosciuto un mese prima, gli Stati Uniti lo riconobbero pochi giorni dopo. Dal canto loro, Italia e Germania ritirarono prontamente le loro forze, e non ostentarono vittoria. Solo vero sconfitto, il comunismo internazionale, che, uso allora e soprattutto poi a non vedere imbroccarne una delle sue filosofiche hegeliane elucubrazioni, assistette alla smentita della profezia di Lenin per la quale la Spagna doveva essere in Occidente il primo Stato bolscevico. Il resto è storia di
oggi.

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