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Non è stata ancora fissata la data dell’udienza preliminare, al termine della quale il gup del tribunale di Vibo Valentia deciderà se rinviare a giudizio o prosciogliere i cinque medici ritenuti dall’accusa responsabili della morte di Eva Ruscio avvenuta il 5 dicembre 2006 presso l’ospedale Jazzolino.
Intanto il giudice per l’udienza preliminare ha accolto la richiesta dei due sostituti procuratori della Repubblica titolari dell’inchiesta, Fabrizio Garofalo e Simona Cangiano, di archiviazione della posizione di altri tre medici
(nello specifico gli anestesisti) inizialmente coinvolti nella vicenda.
Si tratta di Francesco Costa, 53 anni, Andrea Lucibello, 44 anni, e Carlo Maria Ciampa, 57 anni, tutti e tre anestesisti per i quali i due pubblici ministeri hanno ritenuto non sussistenti ipotesi di reato.
Gli altri cinque medici indagati sono invece Domenico Sorrentino, 54 anni, all’epoca dei fatti primario del reparto di Otorinolaringoiatria dello Jazzolino
di Vibo, Giuseppe Suraci, 41 anni, Francesco Morano, 44 anni, Gianluca Bava, 34 anni, e Michele Miceli, 55 anni, accusati a vario titolo di omicidio colposo «per aver causato la morte di Eva Ruscio».
I fatti risalgono al 3 dicembre del 2006, quando Eva Ruscio viene ricoverata all’ospedale Jazzolino per un ascesso tonsillare parziale che nel corso della notte ha portato al sopraggiungere di un gonfiore che nei giorni successivi è divenuto comprensivo di tutta la gola. Inutili le richieste dei genitori di Eva per tentare di ridurre il gonfiore che nel frattempo avrebbe causato difficoltà respiratorie alla ragazza. Il 5 dicembre la situazione è degenerata e le difficoltà respiratorie sono diventate soffocamento tanto che i medici del reparto sono stati costretti a tentare la via della tracheotomia d’urgenza.
Ma l’intervento chirurgico non è riuscito a salvarla, anzi, i risultati sono stati gravi: Sorrentino «praticava una tracheotomia, infiggendo il trocar in una sede – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio – del tutto inadeguata senza riuscire a reperire la trachea andando invece a ledere visceri e vasi cervicali sino a colpire i corpi vertebrali della quinta, sesta e settima vertebra, rimasti lesionati, dimostrando una non corretta ed inadeguata manualità», inoltre «effettuata una incisione – prosegue ancora la richiesta di rinvio a giudizio – dei tegumenti cutanei del collo, non riusciva a reperire la trachea dimostrando anche in questa occasione di non essere in grado di effettuare una operazione facile da eseguire – affermano i pm – palpatoriamente visivamente».

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