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di ADRIANA MUSELLA
Un lungo elenco di vittime quello letto a Napoli nel primo giorno di primavera; troppo lungo: 900 nomi e non sono tutti perché ogni anno che passa, quell’elenco purtroppo si allunga sempre di più. Ogni nome letto, per noi familiari è una pugnalata diritta al cuore; ogni nome un dolore che si rinnova, la memoria di una sopraffazione e una violenza vissuta; tra i nomi c’era anche quello di mio padre; “Ma che ci fa il suo in quella lista di morte?”, ho chiesto a me stessa.
Sono passati 27 anni e ancora la ragione si rifiuta di accettare l’incomprensibile. Il 21 marzo la folla napoletana ha salutato con applausi il passaggio di noi familiari, quasi come fossimo degli eroi o un fenomeno da baraccone. Ha fatto bene all’anima quel calore della gente, per un attimo non ci siamo sentiti soli. Nessuno di noi credo voglia essere ritenuto eroe ma ciascuno, però, esige il diritto ad un doveroso rispetto per se e per i propri cari; abbiamo semplicemente cercato di dare un senso a ciò che senso non ha; lo abbiamo fatto trasmettendo memoria ed in suo nome cercando di costruire coscienza nella società e per la società.
Ma nel quotidiano, spenti i riflettori, si ricorderà qualcuno di quelle centinaia di famiglie? Chi è vittima di mafia continua a pagare a vita e niente e nessuno potrà mai risarcire quel danno le cui conseguenze non si esauriscono
con la barbarie dell’eccidio ma si rivelano senza pietà anno dopo anno.
E chi si ritrovano allora accanto quei figli quelle mogli, quei genitori? Questa sofferta consapevolezza è il legame che unisce in un abbraccio solidale tutti noi parenti di morti ammazzati, senza neanche conoscerci; le istituzioni sono lontane dai drammi delle nostre famiglie, il più delle volte sorde, cieche, colpevolmente assenti.
L’impegno intrapreso da molti di noi serve allora al riscatto della memoria: questo il senso del 21 marzo, questo il senso della nostra gerbera gialla, fiore simbolo dell’antimafia, che a Napoli abbiamo voluto donare ad ogni familiare come doveroso omaggio a quelle vite spezzate ma anche a quel marchio indelebile ed invisibile che ben conosciamo e che segna l’esistenza di ciascuna vittima.

Presidente Coordinamento Nazionale Antimafia “Riferimenti”

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