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di ALESSANDRO CHIAPPETTA
A San Siro c’era uno striscione che diceva: “Avete perso la Coppa, consolatevi con la ‘nduja”. Che l’Inter si sia consolata con la Reggina, non c’è dubbio. La partita è sembrata chiusa già dopo venti minuti quando il risultato poteva essere anche più netto del 2-0. Ma a far riflettere non è l’ovvia e manifesta inferiorità degli amaranto nei confronti dell’Inter. Quella la si sapeva già. Forse non ci aspettava che la Reggina tradisse se stessa per non aver saputo sfruttare per nulla le armi sulle quali aveva deciso di puntare, ossia la velocità e la rapidità. Provare a prendere punti a San Siro quando in attacco si hanno Cozza e Brienza, più la sorpresa Adejo, significa votarsi a capitalizzare al massimo il contropiede. A patto di reggere in difesa, naturalmente. là dietro, però, c’è stato un po’ di nervosismo di troppo, il pallone spesso è stato gettato via frettolosamente come se lì davanti ci fosse stato Corradi che, a proposito, chissà come si sarebbe comportato contro Rivas e Cambiasso, non esattamente due giganti. Con una squadra già fragile e nervosa dietro, si ci è messa anche l’erba di San Siro sulla quale ieri si scivolava che sembrava di stare sul ghiaccio, una situazione che certo non ha aiutato i giocatori più leggeri, quelli amaranto, che in ogni parte del campo hanno finito per soffrire i chili e i muscoli dei nerazzurri. Il bello è che nonostante questo, nonostante un divario fin troppo evidente, le palle gol ci sono state, Julio Cesar è stato tra i migliori in campo. Ma è proprio questo l’equivoco che forse accompagnerà la Reggina in serie B. Una squadra giovane e veloce ma maledettamente incompiuta, con la cronica incapacità di fare gol anche, come è successo ieri, con l’attaccante a tu per tu col portiere. Nella seconda gestione orlandi quella di ieri è stata la seconda sconfitta in nove partite. Ma se non si risolve il problema del gol, e subito, il destino è segnato, non importa chi siano gli avversari. Poi: per un curioso contrappasso, se la Reggina non segna, nella domenica pallonara calabrese vanno segnalati con una punta d’orgoglio i gol di Sculli che spinge il Genoa verso la Champions e la doppietta di Fabio Caserta nel 2-2 tra Lecce e Atalanta. Ma anche i due gol che sabato Iaquinta ha segnato alla Roma. E’ sempre vivo il dubbio che se si fosse chiamato Jakuinta e non fosse nato a Crotone ma chissà dove, sarebbe “esploso” molto prima del mondiale 2006, quando Lippi disse: “Ma come? Prima non piaceva a nessuno e adeso piace a tutti?”.
E chissà che fine hanno fatto quelli che con l’indice si battevano la tempia quando circolò la voce che il Barcellona avrebbe voluto prenderlo dall’Udinese.
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