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E’ ufficiale. L’istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d’Aiello, al centro di un’inchiesta della Procura di Paola che riguarda anche la scomparsa e le morti sospette di alcuni ricoverati sarà presto sgomberato. È quanto ha riferito il procuratore di Paola, Bruno Giordano, aggiungendo che «lo sgombero è stato disposto dopo che gli amministratori giudiziari hanno sancito l’impossibilità di gestione in termini economici della struttura, che ha un buco da 105 milioni di euro. Una situazione che non può proseguire – ha aggiunto Giordano – anche perchè i finanziamenti che riceve la struttura dalla Regione Calabria, circa 500 mila euro ogni due mesi, vengono aggrediti, con i decreti ingiuntivi, dai creditori».
Secondo Giordano, «lo sgombero deve essere attuato soltanto quando sarà trovata una collocazione alternativa per i ricoverati. Bisogna pensare, inoltre, alle esigenze dei lavoratori. Stiamo lavorando, in sostanza, sulla base di un’attenta programmazione. Lo sgombero sarà attuato quando si realizzeranno le condizioni più opportune per la sua esecuzione».
Per l’operazione saranno impiegate anche forze speciali di polizia per la complessità sul piano tecnico dell’intervento. «Non una pura azione repressiva, dunque – ha concluso Giordano – ma di salute e sicurezza pubblica, nell’interesse degli ammalati e dei lavoratori».
LE RAGIONI DEL NO
Ma allo sgombero confermato dalle parole del Procuratore di Paola, Bruno Giordano, non tutti sono d’accordo. E’ il caso dell’Associazione che si occupa dell’assistenza a persone disabili. «Un’ordinanza di sgombero da una struttura nella sua concreta esecuzione – hanno scritto in una lettera aperta – va letta soprattutto come un trasferimento di persone. Le persone non sono pacchi: hanno precisi diritti. All’Istituto Papa Giovanni XXIII la parola “sgombero” aleggia impaurendo gli assistenti, ma noi vi diciamo che sgomenta anche gli assistiti, disorientandoli e turbandoli profondamente. Nell’Istituto alcune persone ricoverate sono autonome nell’intendere e nel volere, possono e sanno rispondere di se stesse. Viceversa, molte altre presentano limiti, chi leggeri e chi pesanti, che le intralciano nelle proprie capacità conoscitive e decisionali».
«Noi siamo – prosegue la missiva – un’associazione di amministratori di sostegno, nominati dal Tribunale di Paola a fine dicembre 2007, con sede nell’Istituto stesso. Non siamo familiari dei ricoverati. Abbiamo offerto la nostra disponibilità a collaborare col Tribunale al fine di costruire relazioni significative con persone in difficoltà, di sostenerle nei bisogni di un’esistenza gravata da incertezze e rischi, di aiutarle ad esprimersi nelle loro aspirazioni e nelle loro pur condizionate capacità personali».
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