X
<
>

Share
6 minuti per la lettura

Ho sempre amato il mio paese e i miei “concittadini”. E ho sempre ritenuto che la loro cordialità e la loro bontà li rendesse unici ed esclusivi. Sono nata e cresciuta a Rogliano, e ho sempre considerato questa piccola comunità come una grande famiglia. Il mio paese era in buona sostanza, la parte migliore di me. Nei confronti della mia bella Rogliano ho sempre provato un estremo e indissolubile senso di appartenenza e ho sempre contestato con forza tutti coloro che, venendo da altre parti ne parlavano spregevolmente, sia dal punto di vista architettonico, sia dal punto di vista amministrativo, sia dal punto di vista del carattere degli abitanti. Non mi pento di quello che ho fatto. Ma mi chiedo: sarei pronta a rifarlo? Mi sono resa conto, mio malgrado, che Rogliano in realtà è una piccola comunità di persone che mi ricordano il famoso “Dottor Jekill e mister Hyde”. La cordialità e la bontà delle persone è solo una parvenza della loro reale indole. E forse per questo i roglianesi sono unici ed esclusivi, perché vivono sempre nell’atmosfera satirica del Carnevale, fatto di maschere e di sberleffi. Invero, in questa comunità spesso, anzi quasi sempre, si insinuano, serpeggiando come rettili, voci false e mistificatrici sulle persone, sulla loro dignità e sul loro buon nome.
Spesso si inventano storie di tradimenti, di “fuitine” amorose che coinvolgono persone perbene, di famigerati problemi economici esistenti nelle famiglie e quant’altro riesca a far diventare le persone un bersaglio di ignobili dicerie.
La regola del badare ai propri fatti non rientra nel codice deontologico dei roglianesi. Si parla per il gusto di infangare le persone, per il gusto di godere dei disagi e problemi altrui, noncuranti dei problemi che, piccoli o grandi, ognuno di noi ha, individualmente e nei propri nuclei familiari.
Ci sono persone impermeabili, che si lasciano scivolare le dicerie con nonchalance, anche perché assolutamente non supportate da alcun elemento che possa far assurgere quella vox populi in vox dei. Purtroppo, per me non è così. Anche perché nella mia situazione attuale un minimo di verità c’è. Pur non essendo la verità che è trapelata squallidamente sulla bocca di tutti, dando di me, della mia famiglia e delle persone coinvolte nella storia, un’immagine gretta e meschina.
Vedo negli sguardi delle persone un certo astio, un certo rancore e, soprattutto, un certo cinismo. Sembra che tutti siano stati colpiti e con meraviglia si arrogano diritti di opinione di cui non hanno alcuna legittimazione e forniscono pareri non richiesti. Parlare è facile, ma immedesimarsi è impossibile. Ci si meraviglia di tutto e di tutti, mai pensando che oggi o domani nella mia situazione si potrebbe trovare chiunque. Prima ero convinta che “nel bene o nel male, l’importante era che di me si parlasse”, giusta logica che mi ha sempre accompagnata sin dall’infanzia.
Oggi, non ne sono tanto convinta e di questo non vorrei fare un torto alle mie idee ed ideologie. Sto riflettendo da un po’ di tempo a questa parte e mi chiedo se innamorarsi sia un reato, perché, ahimè, per i miei compaesani lo è.
Forse, sono dimentichi che “il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”, che in altre parole, per i pochi edotti, significa “al cuor non si comanda”. Io vivo il mio legame alla luce del sole, contrariamente a quanto mi era stato consigliato di fare (n.b. da persone di Rogliano!). Ecco, forse sono stata bersagliata, ingiuriata e diffamata perché non sono e non mi considero una vile, in quanto non mi sono mai nascosta per una cosa che ritengo lecita.
Né tanto meno riesco ad essere indifferente a fronte delle offese che momento dopo momento sto ricevendo da chicchessia.
Persone che palesavano la loro stima e la loro amicizia verso la mia famiglia sono diventati i miei peggiori nemici. Sono diventata l’argomento principale delle discussioni in famiglia e in piazza. E quel che mi rammarica è che vengo considerata una senza cuore, la quale, per un capriccio, ha rovinato una famiglia. Con questa lettera di sfogo, voglio platealmente e pubblicamente manifestare il mio disappunto per il comportamento dei roglianesi (una volta da me consideratimiei concittadini!), i quali hanno approfittato di questa mia debolezza per “crocifiggermi”. Io so che ad ogni azione segue una reazione, ma non per questo devo diventare la meretrice del paese.
Non mancano occasioni in cui sia io che i componenti del mio nucleo familiare veniamo denigrati pubblicamente e gratuitamente (l’ultimo episodio a danno di mia madre, in piazza san Domenico, centro delle relazioni e dei commenti dei roglianesi). Quel che mi preme puntualizzare e marcare riguarda la circostanza che il paese è costituito da 6.000 abitanti, non da Eugenia Ferraro soltanto.
In questo periodo sembra che tutto graviti e ruoti intorno me e a me vengono assimilate persone e situazioni analoghe, seppur totalmente inventate.
Praticamente sono additata come esempio negativo di virtù e di comportamento. I problemi di Rogliano e dei suoi abitanti sono innumerevoli e non è certo sparlando di me che sono suscettibili di immediata risoluzione.
Certo è che, purtroppo, con questa mia non riuscirò a cambiare i caratteri delle persone, però vorrei che fosse un monito affinché ognuno riflettesse sui propri errori ed evitasse di scagliare pietre sugli altri, prima ancora di aver levato la pagliuzza che ognuno di noi ha nei propri occhi.
Ormai il mio nome è stato infangato e, ahimè, non ho modo per sanare l’immagine deleteria che di me è stata data. E di questo esprimo le mie più sentite grazie verso tutti coloro che si sono resi autori di ciò. Però, e di questo sono più che sicura, vorrei frenare il ripetersi di questi pettegolezzi, perché non tutti hanno rapporti familiari consolidati da poter mettere a tacere le bocche di cattivi e maligni che giudicano l’apparenza, senza conoscere le persone, le situazioni e le verità.
Invito dunque i roglianesi ad evitare di ergersi registi senza averne la stoffa, ma piuttosto di essere attori della propria vita, perché ognuno di noi è artefice del proprio destino e non basta una voce maligna a impedire alle persone di vivere la propria esistenza nel modo che ritiene più opportuno, lecito e giusto.
Ho delineato questa situazione per far demordere dunque le persone da occuparsi di fatti e situazioni che non sono di loro competenza e per impedire che possa formarsi in meil convincimento che essere una roglianese sia un’onta indelebile.
Mi sorregge e mi conforta solo la considerazione che comunque esistono pochissime persone che ancora mi stimano. Forse perché sono solo roglianesi di adozione o forse perché, come me, sono stati calunniati immotivatamente, ingiustamente e fantomaticamente. Ringrazio la redazione per avermi consentito di dare spazio almio sfogo e ringrazio tutti coloro ne hanno preso visione.
Mi auspico che non vengano reiterati i su descritti comportamenti né a mio danno, né a danno di persone che non desiderano che il loro nome venga trattato dalle bocche dei roglianesi in modo offensivo, ingiurioso e mendace.
Eugenia Ferraro

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE