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Da tre anni la città di Gerace ospita le monache di clausura Carmelitane scalze. Grazie ad una deroga concessa dal Superiore generale, fino allo scorso mese di novembre le religiose hanno dimorato in una struttura privata. Sempre in virtù di tale deroga, da dicembre sono invece ospiti di un’ala dell’Episcopio geracese restaurato nell’ambito dei lavori per la realizzazione della «Cittadella vescovile». L’esito di un impegno a suo tempo assunto dal vescovo, monsignor Giancarlo Bregantini, oggi testimoniato anche dal suo successore, monsignor Fiorini Morosini.
Il tutto in prospettiva dell’avvio dei lavori di ristrutturazione del cinquecentesco Convento dei Cappuccini destinato a divenire definitivo Monastero delle Carmelitane scalze di clausura. Per i lavori è già materialmente disponibile da circa un anno la somma di un milione di euro di cui 500 mila offerti dalla Fondazione Cariplo ed altri 500 mila dal Ministero dei Beni Culturali allora retto dal ministro Buttiglione. Ma è proprio qui che il meccanismo s’inceppa: i lavori, a parte quelli di competenza comunale per il restauro della chiesetta, non sono ancora iniziati ed i tempi previsti per poter affidare il Convento alle Carmelitane appaiono troppo lunghi. Con queste premesse il Superiore generale ritiene inutile concedere ulteriori deroghe che cozzano nettamente con le ferree regole dell’Ordine: da qui la decisione – in mancanza di precise garanzie – di trasferire le religiose. Immediata la levata di scudi di associazioni, cittadini, confraternite ed anche del Consiglio Comunale mobilitatisi – per capire cosa realmente impedisca l’inizio dei lavori. Una vicenda che ha del paradossale. Molti, però, ritengono di avere le idee chiare sulle iniziative da adottare per venirne a capo.
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