2 minuti per la lettura
Sarà stato per una leggerezza, una forma di negligenza oppure semplicemente malafede. Saranno i magistrati a stabilirlo. E tuttavia qualche spiegazione Alessandro Lucarelli, ex difensore della Reggina, oggi in forza al Parma, qualche
spiegazione dovrà darla agli investigatori. Il noto calciatore è infatti coinvolto in un’inchiesta della Procura della città della Stretto, per una strana,
quanto complicata, vicenda di schede telefoniche fittizie. Ovviamente sull’indagine vige il più assoluto riserbo, anche se alcuni dettagli affiorano dai pochissimi atti notificati dal Gip, Roberto Lucisano, ai difensori di alcuni degli indagati. Una vicenda che sfiora Lucarelli per due questioni. La prima è relativa al suo numero di telefono trovato sul cellulare di uno strano personaggio della zona sud di Reggio, attenzionato dai carabinieri per una storia di armi e droga. L’apparecchio fu sequestro in occasione dell’arresto del soggetto
in questione. E dalla sua memoria saltò fuori che Lucarelli era in agenda. Ma non è tutto, perchè dalle ricerche degli specialisti si riuscì a scoprire che la scheda era intestata ad una persona inesistente. Esattamente come in altri tre casi, tutti oggetto della stessa inchiesta e che hanno portato ad ipotizzare il reato di “riciclaggio”. Un’ipotesi tutta da riscontrare, che naturalmente va valutata in ogni suo aspetto. In questo senso non sarebbe la prima volta che ad
ignari acquirenti siano state “rifilate”, in normali rivendite, numeri intestati ad altre persone. In altre indagini, analoghe, è infatti risultato che in funzione di alcune promozioni riservate ai distributori, da alcuni gestori di telefonia mobile, questi iniziarono ad intestare numeri a vanvera, a persone che non ne sapevano nulla o semplicemente inesistenti. Schede taroccate per acchiappare i premi di produzione, che poi venivano distribuite ai negozi e vendute a ignari avventori. Così in più di una occasione persone “normali” si ritrovarono con schede non intestate a loro, come credevano, ma a sconosciuti. Alcuni commercianti del settore infatti pur facendo finta di registrare regolarmente l’acquisto in realtà rifilavano l’oggetto dell’imbroglio, la scheda, al malcapitato di turno. Esperti magistrati giurano infatti di essersi trovati diverse volte in situazioni del genere. Con il problema di non sapere neppure come definire il reato, visto che il codice, in questo senso non è chiarissimo.
Gli inquirenti starebbero cercando di capire se questo è il caso di Lucarelli, oppure se c’è dell’altro. E comunque il calciatore dovrà spiegare cosa ci faceva una persona sospettata per fatti di droga con il suo numero di telefono.
Giuseppe Baldassarro
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA