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Oltre sette milioni le schede anagrafiche (cioè i dati relativi a utenti della telefonia mobile) raccolte nel corso delle inchieste “Why not”, “Poseidone”, e non solo, da Gioacchino Genchi, consulente tecnico dell’ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris e altri magistrati italiani. È la somma delle informazioni fornite dai dirigenti della telefonia mobile Tim, Vodafone e Wind al Copasir (Comitato per la sicurezza della Repubblica). Ai dati già forniti in precedenti audizioni da Tim e Vodafone si aggiungono quelli indicati da Wind nell’audizione di oggi. Di questi sette milioni, cinque e mezzo riguarderebbero solo la Tim.
In particolare, Vodafone ha detto di aver dato a Genchi la chiave di accesso alla banca dati: questo, vista la frequenza delle richieste, per evitare la procedura burocratica di dare il via libera volta per volta. Dalle audizioni al Copasir emergerebbe un quadro allarmante sul vuoto normativo in materia di acquisizione di tabulati telefonici, sia sul profilo della tutela della privacy, che su quello, non meno delicato, della sicurezza nazionale. E oggi davanti al Copasir sono comparsi anche i vertici dei servizi di intelligence: i direttori del Dis, Gianni De Gennaro, dell’Aisi, generale Giorgio Piccirillo, e dell’Aise, ammiraglio Bruno Branciforte. «Le audizioni – ha commentato Carmelo Briguglio, vicepresidente dei deputati del PdL e componente del Copasir – confermano la necessità e l’urgenza di iniziative a tutela della sicurezza nazionale, della vita democratica e della privacy dei cittadini italiani». Genchi è indagato dalla Procura di Roma per abuso d’ufficio e violazione della privacy. La magistratura sta verificando, tra l’altro, se il consulente abbia acquisito informazioni in modo illegittimo e l’uso che ne abbia eventualmente fatto.
La decisione di indagare Genchi nasce dal rapporto del Ros dei carabinieri, circa tremila pagine, che raccontano come ha lavorato il perito in questi anni e come è venuto in possesso di una mole di dati enorme raccolti in oltre dieci anni di attività (si parla di almeno il doppio dei 7 milioni emersi dalle audizioni dei gestori di telefonia), con nomi cognomi e relative utenze cellulari. La magistratura romana, trasmetterà al Copasir copia degli atti al vaglio di piazzale Clodio come richiesto dal Comitato, che nei giorni scorsi ha ascoltato De Magistris e lo stesso Genchi. Tra le informazioni in possesso del consulente, oltre a tabulati di politici, ministeri, imprenditori, funzionari, anche esponenti di servizi di sicurezza. È di oggi, intanto, la notizia che la Procura di Salerno ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta nei confronti dell’ex pm di Catanzaro De Magistris, indagato per il reato di abuso di ufficio nella vicenda relativa all’acquisizione dei tabulati dell’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella. De Magistris ha espresso il suo rammarico, per non aver potuto portare a termine le inchieste Poseidone e Why not. Riguardo al suo rapporto professionale con Genchi ha spiegato: «i decreti di acquisizione erano firmati dall’autorità giudiziaria, mentre la scelta delle utenze da acquisire era spesso rimessa alle specifiche competenze professionali del consulente, che richiedeva al pm di acquisire determinati tabulati, per poter adempiere compiutamente al suo incarico». Sull’archivio, De Magistris afferma di non sapere se Genchi ne possiede uno, più o meno segreto: «Quello che posso dire – aggiunge – è che si tratta di un professionista molto capace, che ha effettuato consulenze per decine e decine di magistrati in procedimenti penali anche molto delicati e complessi, quali quelli sulla strage di Capaci e di via D’Amelio». Il Copasir, ha fissato due audizioni per la prossima settimana: si riunirà martedì 10 e giovedì 12 per la elaborazione e l’approvazione di una relazione al parlamento sull’intera vicenda.

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