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In Basilicata non esiste più la spiaggia della costa che da Metaponto arriva a Scanzano, in provincia di Matera. Nella parte che «va verso la Puglia, c’è stata la perdita totale» a causa dell’erosione, che ha viaggiato a un ritmo di un metro all’anno.
E l’erosione costiera mette a rischio anche le infrastrutture come la linea ferroviaria del versante adriatico che, in Molise, passa a 20 metri dalla costa. Ma in Italia «il rischio di veder scomparire spiagge e coste è diffuso» anche perchè «non abbiamo la capacità di gestione e di intervento, oltre alla mancanza di informazione».
Questo lo scenario tracciato da Edi Valpreda, dell’Enea di Bologna, in un seminario oggi a Roma, sull’adattamento al rischio di erosione costiera in Italia, puntando soprattutto il dito sulla necessità di «uno studio unico nazionale sull’impatto dell’erosione, ovvero su quanto territorio si perde». L’erosione costiera, ha osservato Stefano Corsini, Direttore del servizio difesa Coste dell’Ispra (Isitituto superiore per la protezione dell’Ambiente), dipende, tra le altre cause, dalle “mareggiate» che possono arrivare a mangiarsi «circa 100 metri cubi a metro per singolo evento», pari «a 20-30 metri di costa». Il 40% degli 8.000 chilometri di costa del nostro Paese sono già in stato di erosione, e i rischi riguardano anche «le infrastrutture». Secondo Valpreda, «migliaia di chilometri di piane sono potenzialmente sommergibili a causa della combinazione tra il sollevamento del mare e la subsidenza antropica».
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