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La piccola bara bianca che entra in chiesa è una morsa al cuore. Gli occhi si
gonfiano e le lacrime fanno un tutt’uno con quelle dei familiari, dei parenti,
degli amici e di tutto il popolo rom, distrutto dal dolore per la tragica morte
della piccola Natascia, domenica pomeriggio investita nel villaggio di via degli
Stadi dal furgone guidato dal padre. Ieri, davanti la chiesa di San Vito Martire,
dove si sono svolti i funerali, c’era anche una rappresentanza di alunni del sesto circolo didattico di viale degli Stadi, la scuola frequentata dalla sorellina più grande di Natascia, Luisa. Con loro le bimbe del villaggio rom con dei cestini pieni di petali bianchi, da lanciare al suo arrivo, e dei palloncini
bianchi con su scritta la frase “Natascia un angelo volato nel cielo”. Assenti le istituzioni cittadine, fatta eccezione del presidente della circoscrizione
Sacchetti insieme al consigliere D’Elia. La messa in suo suffragio, celebrata da don Giancarlo Gatto, inizia in ritardo, perché la bara portata in spalla, seguita dal folto corteo degli abitanti del villaggio ed accompagnata dalla banda musicale è stata fatta passare prima dalla casa della nonna per l’ultimo saluto. C’era, come di tradizione rom, anche la banda musicale. Nel frattempo il piazzale
della chiesa è andato via via riempendosi di rom giunti da tutta la provincia per unirsi al dolore dei genitori e della famiglia. Emozionante e toccante l’arrivo della piccola bara, accolto da un lungo applauso e da una pioggia di
petali e fiori bianchi. Durante l’omelia don Giancarlo, ricordando la disperazione
del papà Giuliano che, nel giorno della terribile sciagura, in preda alla disperazione gli ha chiesto “come mai Gesù Cristo mi ha fatto godere mia figlia
solo 2 anni e 3 mesi?”, rincuora nuovamente sia lui che la giovane madre, rammentandogli che Natascia è già un angelo custode che si trova in paradiso e a
lei bisogna pregare affinchè giunga la pace tra i peccatori e perché li aiuti a
credere nella vita eterna. Una volta finito il rito funebre, un lungo applauso
accoglie l’uscita della bara, insieme ai palloncini che vengono fatti volare in
area con i fuochi di artificio, salutando definitivamente un piccolo angelo
volato in cielo.
Dario Rondinella
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