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«Il rischio di un nuovo ricorso da parte di Syndial c’è, per la modalità scelta
nella fase decisoria. Era importante tenere in piedi il tavolo. Ora la bonifica paradossalmente potrebbe anche bloccarsi, se si va avanti in sede giudiziaria». A parlare è il sindaco di Crotone, Peppino Vallone. Il nodo è sempre uno: la bonifica dell’ex fabbrica Pertusola. L’appuntamento è per domani, a Roma. Ma in quella sede non ci saranno gli enti locali e neanche Syndial, ci sarà solo
Mascazzini, direttore generale del Ministero dell’Ambiente e, in forma di cortesia, è stato invitato l’assessore regionale Silvio Greco. Non è una usurpazione, è la legge. Nella riunione decisoria, chi comanda è il Ministero. Ed è chiaro che entrando in gioco la magistratura c’è qualche preoccupazione in
più. Dal canto suo Syndial ha fatto sapere che il progetto è pronto e, in esso è
prevista la barriera fisica e la discarica, quella che dovrebbe sorgere tra Crotone e Scandale. Già perché i rifiuti tossici dovrebbero essere tolti dalla fabbrica ed essere smaltiti in discarica. E questo il piano. Tutto questo Syndial lo fa gratis, affidandosi però a imprese specializzate nel settore dei rifiuti. Non solo tossici. Già perché da ripulire c’è un’intera area e vanno demoliti
alcuni corpi di fabbrica. Un lavoro enorme. Un business per le ditte che entreranno in Pertusola. Ma il sindaco Peppino Vallone ora pone un problema,
ed è legato al metodo: «Diciamolo – dice il primo cittadino – siamo riusciti ad ottenere alcuni risultati, mettendo insieme al tavolo più soggetti, dal Comune alla Provincia. I risultati ottenuti sono tutti lì in quel piano e, mi riferisco
sia alla barriera fisica a fronte mare che alla discarica. Ora la questione è
che, nel momento in cui, il direttore Mascazzini impone la sua idea, potrebbe anche esserci il ricorso di Syndial. È accaduto anche altrove». Certo Syndial è anche Eni e dunque anche Stato, ma questo non significa che potrebbe piegarsi alla
decisione del Ministero senza opporre resistenza. Fatto sta che il cambio di rotta c’è. E potrebbe non dare una svolta, ma addirittura rallentare il processo
di risanamento. «La nostra preoccupazione è solo quella di vedere allungati i tempi del risanamento», dice il sindaco. E a dire il vero già Syndial nel progetto presentato prevedeva un tempo per la discarica pari a cinque anni, dopo i quali cominciava l’abbancamento. Questo significava che solo per iniziare a ripulire l’area ci volevano cinque anni. Una follia. Il tavolo che ha raccolto in questi mesi tutti gli enti (da Regione a Comune e Provincia) è riuscito ad ottenere che per quanto riguarda la discarica si procedesse a step. In pratica contemporaneamente a stralci di discarica ci sarebbe stato l’abbancamento, così da ripulire l’area in tempi non troppo lunghi. E questo obiettivo è stato raggiunto. «Ecco adesso che, attraverso la mediazione, eravano riusciti ad ottenere dei risultati ci sarà la riunione decisoria che potrebbe anche, per certi versi, rompere un equilibrio. Noi naturalmente ci auguriamo di sbagliarci», conclude il primo cittadino. Dopo il summit di domani Mascazzini firmerà un
decreto di bonifica. L’opera verrà fatta a spese della Syndial. E solo dopo si potrà inizare a parlare di riutilizzo delle aree, solo dopo il rispristino dello stato dei luoghi che tocca appunto al proprietario del sito industriale. Questo significa che tutto dipende dai tempi in cui sarà appunto fatta la bonifica
e dalla qualità del risanamento. Non ci si può permettere più che 450mila tonnellate di materiale tossico (tanto ne conta la magistratura nel sito) possa ancora restare sul territorio di Crotone, considerando che sotto terra, tra le fondamenta di scuole e case popolari continuano ad esserci tonnellate di rifiuti
tossici, quelli mai smaltiti, forse anche per la responsabilità di chi in quel periodo amministrava la fabbrica. Almeno stando agli avvisi di garanzia emessi dalla magistratura.

Andreana Illiano

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