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Si è concluso con una condanna e due assoluzioni il processo a carico di tre uomini, tutti bulgari, imputati di diverse gravi violazioni della normativa in materia di immigrazione. Due anni e quattro mesi di reclusione è la pena inflitta oggi dal Tribunale collegiale a Tristo Yosifov Hristov, 48 anni, per il quale il pubblico ministero Francesco De Tommasi aveva chiesto quattro anni; mentre le accuse sono cadute per Stefan Vasilev Pelev, 52 anni, e Vladimir Boriaslavov Androvsky, 27 anni. I tre, secondo le accuse stilate dal sostituto procuratore Cristina Tettamanti, in concorso tra loro e con altre persone non identificate, avrebbero procurato l’ingresso in Italia di cittadini bulgari apparentemente per scopi di turismo, ma in realtà per destinarli allo sfruttamento mediante l’avviamento al lavoro nero, e dunque con conseguente permanenza irregolare nel Paese. In particolare, sempre secondo le accuse, i tre imputati avrebbero avuto tutti il ruolo di autisti, Hristov e Androvsky incaricati di condurre i mezzi utilizzati per il trasporto dalla Bulgaria in Italia, e Pelev per far completare il viaggio ai clandestini nel territorio italiano. Con queste accuse i tre furono arrestati, il 18 giugno del 2005, dopo essere stati sorpresi a bordo di un furgone individuato lungo la strada, poi fermato e controllato, con a bordo altri nove bulgari. Dopo la convalida per i tre fu disposta la custodia in carcere e, intanto, Hristov fu raggiunto anche dal fermo emesso dalla Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione battezzata «Balkan gate» (i provvedimenti erano in tutto 57 in un’inchiesta in cui si ipotizza l’esistenza di un’associazione a delinquere italo-bulgara dedita, fra l’altro, alla tratta di stranieri). La vicenda di Hristov, Androvsky e Pelev ebbe inizio quando gli uomini della Mobile della questura catanzarese avvistarono il furgone su cui viaggiavano, insieme ad altri 9 bulgari, all’altezza di Frascineto. I poliziotti seguirono il mezzo fino a Lamezia Terme e, quando si fermò in una stazione di servizio, procedettero all’identificazione di chi era a bordo ed ai successivi arresti. Nel corso degli interrogatori Hristov (difeso da Arturo Bova), che era munito di passaporto, dichiarò di essere regolare dipendente dell’agenzia di viaggi di Sofia «Valdinex» (una di quelle «incriminate» nell’inchiesta sull’associazione a delinquere, come presunte attività connesse al traffico di clandestini), e che le persone che aveva a bordo del furgone avevano pagato il biglietto come turisti; gli altri due uomini spiegarono, invece, di non aver avuto il ruolo di autisti, ma di aver solo «preso il volante» per un pò per dare una mano al conducente troppo stanco dopo ore alla guida. Per loro due non sono state raggiunte in dibattimento prove sufficienti a dimostrarne la colpevolezza, tant’è che lo stesso pm ne ha chiesto l’assoluzione. Per Hristov, invece, è arrivata la condanna del collegio presieduto dal giudice Antronio Saraco (a latere Emanuela Folino ed Emma Sonni).

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