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E’ iniziata l’udienza a Locri, in Corte d’assise, del processo per l’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, ucciso il 16 ottobre del 2005.
Nella deposizione di due agenti di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Parma, Maurizio Quagliarella e Fabio Ruffolo, si parla di alcuni contatti in carcere, nella primavera del 2006, tra il boss della ‘ndrangheta Orazio De Stefano e Domenico Audino, accusato di essere stato uno dei responsabili dell’omicidio di Fortugno.
“Nell’aprile del 2006 – hanno riferito i due agenti ai pubblici ministeri, Mario Andrigo e Marco Colamonaci – il boss della ‘ndrangheta Orazio De Stefano ebbe un breve incontro nel carcere di Parma con Domenico Audino, uno dei presunti assassini di Francesco Fortugno, esprimendogli la sua vicinanza”.
Secondo i due agenti, Orazio De Stefano, mentre usciva dalla sua cella per l’ora d’aria, si sarebbe fermato davanti la cella di Domenico Audino, e gli avrebbe stretto la mano attraverso la sbarre. «Se hai bisogno di qualcosa – disse De Stefano – ricordati che io sono qui». Il contatto fu interpretato come una rassicurazione da parte di De Stefano nei confronti di Audino in relazione ad eventuali problemi legati al regime di 41 bis. “Un comportamento – hanno riferito Quagliarella e Ruffolo – che De Stefano non aveva mai adottato nei confronti di altri detenuti”.
Prima della conclusione dell’udienza, i pm hanno chiesto alla Corte, l’acquisizione degli atti dell’inchiesta della Procura di Chieti sul suicidio del pentito Bruno Piccolo, avvenuto a Francavilla al Mare nell’ottobre del 2007.
Gli altri imputati accusati dell’assassinio sono Salvatore Ritorto, presunto esecutore materiale, ed Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, che sarebbero stati i mandanti.
Nel processo sono imputati anche Vincenzo Cordì, Antonio e Carmelo Dessì ed Alessio Scali, accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso.
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