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Si è tenuta oggi, nella sede della Procura della Repubblica di Catanzaro, la consueta riunione del pool di magistrati che stanno portando avanti le indagini relative all’inchiesta «Why not». All’incontro, durato circa cinque ore e terminato nel pomeriggio, erano presenti il procuratore generale Vincenzo Iannelli, il sostituto pg Domenico De Lorenzo, il sostituto procuratore Salvatore Curcio, ed i pm di Paola Francesco Greco ed Antonella Lauri, che in questi ultimi giorni hanno effettuato nuove audizioni in merito al filone d’indagine loro assegnato, i cui risultati sono stati ora acquisiti. Assente per motivi di salute il sostituto pg Alfredo Garbati, non ha inoltre preso parte al vertice l’ultimo magistrato del gruppo, il sostituto procuratore Pierpaolo Bruni, che pure è stato a Catanzaro questa mattina, dove si è trattenuto in Procura, ma senza presenziare alla riunione sull’inchiesta. Un dato, questo, che lascia spazio all’ipotesi di nuove tensioni all’interno del pool, come quelle che si sono registrate nei mesi scorsi. Il caso «Why not», nato per mano del sostituto procuratore Luigi De Magistris (nella foto) cui l’inchiesta venne avocata dalla Procura generale prima del suo trasferimento da Catanzaro – si basa sull’ipotesi dell’esistenza di un comitato d’affari politico affaristico segreto, finalizzato a dirottare fondi pubblici destinati allo sviluppo. L’inchiesta si guadagnò la ribalta delle cronache nazionali, in particolare, quando si venne a sapere del coinvolgimento dell’ex presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, che risulta indagato per l’ipotesi di concorso in abuso d’ufficio, relativamente al periodo in cui fu impegnato nella Commissione europea, a Bruxelles, anche e soprattutto per via dei suoi legami con alcuni indagati di primo piano di Why not, come l’imprenditore lamentino Antonio Saladino, ex responsabile per la Calabria della Compagnia delle opere. Anche l’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella è stato indagato ma, mentre la posizione di quest’ultimo è già stata archiviata, discorso diverso vale per l’ex premier, la cui posizione è ancora al vaglio degli investigatori, che a luglio scorso hanno chiesto una nuova proroga delle indagini. Proprio nello stesso periodo la stampa locale diede notizia di alcuni dissapori all’interno del pool, in particolare fra il pm Bruni e gli altri componenti. Pochi giorni dopo fu il settimanale «Panorama» a fornire i dettagli della vicenda, pubblicando stralci di una lettera in cui il pm in servizio a Crotone, ed applicato alle indagini di Why not, lamentava di non trovare la collaborazione necessaria per indagare come avrebbe voluto, e lasciando intendere che proprio per questo avrebbe presto o tardi chiesto di lasciare il gruppo. Non mancarono in tal senso i riferimenti proprio alla posizione di Romano Prodi, ed ora, se nuove tensioni si stessero concretizzando, potrebbero riguardare proprio lo stesso illustre indagato.

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