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Su otto consiglieri comunali di Rende, tutti del Pd, indaga il pm della Procura della Repubblica di Cosenza, Raffaele Barella. L’ipotesi del reato che potrebbe scaturire è quella di conflitto di interesse e abuso di ufficio che si sarebbero verificati all’epoca del varo dei Pau, Piani Attuativi Unitari,approvati in una burrascosa e calda seduta di consiglio Comunale lo scorso 7 agosto 2007. Le indagini sono in corso e nessun avviso di garanzia sarabbe stato ancora inviato, come conferma lo stesso sindaco Bernaudo. Per gli otto consiglieri solo la richiesta di incidente probatorio. I consiglieri sottoposti all’incidente probatorio sono: Emilio Chiappetta, presidente del consiglio comunale che avrebbe un conflitto in contrada Linze; Giuseppe Gagliardi, presidente della commissione Ambiente e Territorio, in riferimento ai Pau di contrada Pelleca; Mario Tenuta, Salvatore Lombardo, Francesco Mirabelli, figlio del noto costruttore Gianfranco e da qualche giorno membro del coordinamento regionale giovani Pd Lunetto Vercillo, figlio del Dirigente al Personale Valdo, Michele De Rango, Ferdinando Vena, per i Pau di contrada Santa Chiara, S.Rosa e Iannuzzi. L’indagine avviata dal Pm Barela,prese avvio dopo le denuncie pubbliche della minoranza. In particolare di Spartaco Pupo che nel dicembre 2007 venne sentito dalla Procura della Repubblica come persona informata sui fatti, in seguito anche all’interrogazione, presentata nel novembre 2007 dal deputato di An Angela Napoli. Quest’ultima chiese al ministro dell’interno e della Giustizia, lumi su alcune presunte incompatibilità e se, la Procura di Cosenza avesse aperto un’indagine. Da allora sulla vicenda era calato il silenzio fino all’altro ieri quando gli otto consiglieri sono stati invitati a presentarsi al quinto piano del Tribunale presso la Guardia di Finanza, assistiti dal loro legale di fiducia.
L’articolo 78 del Testo Unico sugli Enti Locali prevede l’obbigo di astensione dalla discussione e dalla votazione dei consiglieri che, per se stessi o per parenti e affini entro il quarto grado, abbiano interessi su immobili ricadenti nelle zone oggetto dei Piani. La sentenza del Consiglio di Stato (Sezione Quarta)del 26 maggio 2003 n.2826 recita testualmente:”L’obbligo di astensione che incombe sugli amministratori comunali in sede di adozione (e di approvazione)di atti di pianificazione urbanistica sorge per il sol fatto che, considerando lo strumento stesso l’area alla quale l’amministratore è interessato si determina il conflitto di interessi, a nulla rilevano il fine specifico di realizzare interesse privato e/o il concreto pregiudizio dell’amministrazione pubblica: esso trova fondamento nei principi di legalità ,imparzialità e trasparenza che deve caratterizzare l’azione amministrativa ai sensi dell’Art.97 della Costituzione ed è finalizzato ad assicurare soprattutto nei confronti di tutti gli amministrati la serenità della scelta amministrativa discrezionale. L’obbligo di astensione costituisce regola di carattere generale, che non ammette deroghe ed eccezioni e ricorre quindi ogni qualvolta sussiste una correlazione diretta ed immediata fra la posizione dell’amministratore e l’oggetto della deliberazione, per quando la votazione non poterbbe avere altro apprezzabile sito e quand’anche la scelta fosse in concreto la più utile e la più opportuna per lo stesso interesse pubblico”. Ieri comunque abbiamo sentito i diretti interessati alla vicenda, in particolare il presidente del consiglio comunale Chiappetta.
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