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Si ritorna a parlare dell’inchiesta Anaconda, concentrata sul clan del presunto boss Domenico Cicero, per gli amici “Micuzzo”. In questi ultimi giorni infatti, il Tribunale della libertà di Catanzaro, ha depositato le motivazioni relative alla posizione di uno dei principali indiziati, Vincenzo Liberato Candreva, 45 anni, detto il “vichingo”.
Come si ricorderà, il Riesame, confermò l’accusa di associazione mafiosa, revocando però, su richiesta dell’avvocato Giovanni Cadavero, la misura cautelare relativamente alla scomparsa (presumibilmente per “lupara bianca”) di Angelo Cerminara.
La Dda aveva infatti ipotizzato che Candreva, su ordine di Cicero e con la complicità di Carlo Greco, tra il 4 e il 6 ottobre del 2006, si attivò per uccidere Cerminara e occultare il suo cadavere.
Utilizzate in merito anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Dedato. Contro Candreva c’erano poi le immagini riprese dalle telecamere dei Carabinieri, e puntate sul quartiere San Vito, nelle quali si vede Cerminara entrare in auto con lui.
Ebbene, per il Riesame, tali elementi indiziari – si legge nella motivazione dei giudici catanzaresi – allo stato degli atti, non appaiono tali da configurare a carico di Candreva, gravi indizi di colpevolezza e giustificare l’adozione e il mantenimento di una misura cautelare.

I giudici del Riesame, poi, rilevando che < nessuno dei collaboratori di giustizia che rendono dichiarazioni in ordine alla scomparsa di Cerminara, fa minimamente menzione alle modalità esecutive dell'omicidio, e ad un attivo coinvolgimento nella vicenda delittuosa in questione >.
Gli stessi giudici fanno poi notare che < quanto riferito dal collaboratore Dedato nel verbale del 27 febbario 2007, secondo cui, più che a Cicero, l'eliminazione di Cerminara interessava più Candreva, costituisce una opinione personale priva di alcun riscontro concreto, e in quanto tale, irrilevante in chiave indiziaria >.

In merito alle immagini che incastrerebbero Candreva, il Tdl di Catanzaro ha concluso: “In definitiva, l’unico elemento concreto a carico del prevenuto, è costituito dalla circostanza che come documentato dai fotogrammi estratti dalle riprese della telecamera ubicata nel quartiere San Vito, Candreva si trovava in compagnia del Cerminara e del Creco (Riccardo, ndr), a bordo dell’auto di quest’ultimo, il giorno della scomparsa del Cerminara.
Tuttavia – motivano i giudici – tale elemento appare allo stato di per sè, poco idoneo a fondare un giudizio di gravità indiziaria, atteso che, peraltro, le riprese effettuate documentano il ritorno nel quartiere San Vito alle 11.45 del 4 ottobre 2006, del solo Greco, e che il carabiniere Russo, riferisce di aver seguito l’autovettura con a bordo i tre, solo fino ad un certo punto. Non si esclude che successivamente all’avvistamento da parte del carabiniere, i tre si siano separati e che l’omicidio sia stato eseguito senza la partecipazione di Candreva >.

Da qui, la revoca della misura in merito all’accusa di omicidio, con la conferma però di quella per associazione mafiosa.
Come complice di Candreva, la Dda, ha indicato Riccardo Greco, 50 anni, definito “braccio destro di Cicero”; relativamente ad “Anaconda”,è ancora un indagato a piede libero. Si trova però recluso in Spagna, ad Algeciras, con l’accusa di rapina, dove ancora non gli è stata notificata l’ordinanza della Dda, anche se sa bene di essere indagato. Per questo motivo, ha appena nominato come suo avvocato difensore, Giovanni Cadavero, lo stesso legare di Candreva.

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