12 minuti per la lettura
POTENZA – Come sia potuto accadere che un “vecchio” militante rosso (uno che — giusto per raccontare una provocazione – osò infilarsi la felpa con la faccia del Che in un convegno con De Filippo e Colombo) sia diventato il più grande esperto in Italia di fasciteria, è spiegato ricordando che Ugo Maria Tassinari è un giornalista. Di quelli che, per quanto autoreferenziale, è cresciuto alla scuola che non tollerava l’uso della prima persona. Intellettuale e storico, dice lui, «esattamente quello che volevo fare da piccolo». Ma anche un giornalista, o meglio un cronista, che c’è differenza, un caporedattore in servizio permanente con la sindrome notturna del titolo sbagliato e con la bulimia della notizia. E dunque se le notizie sono la sua storia personale, come raccontarla? Meglio scegliere l’esatto opposto, il racconto della violenza politica di estrema destra. Questa premessa perché l’incontro di oggi con Ugo Maria Tassinari nasce da una notizia che interessa almeno un milione di persone: chiude fascinazione.info, il blog che ha, appunto, un milione di visitatori (almeno 100 sono giornalisti), e che è un riferimento assoluto sui temi, sulle storie e sui protagonisti dell’estrema destra.
Chiude nel periodo di massimo successo editoriale. Perché?
«Ricordi la psicogeografia dei pioneri del digitale? (il riferimento è a una esperienza di nostra vecchia coterritorialità, ndr). Si è verificata una sincronicità, più fatti tutti negli stessi giorni, che esprimono un principio diffuso di reversibilità. Ti porti dentro un’esigenza e all’improvviso matura la scelta. La decisione del Papa, per esempio. Non vorrei sembrare delirante nel confronto, ma quello cos’è? E’ un’abdicazione, non sono dimissioni. L’abdicazione di un potere assoluto. E via via, scendendo, tutte le altre suggestioni sul cambiamento, incluse, ovviamente quelle politiche del risultato elettorale. Ma è anche vero che bisogna saper scendere nel periodo massimo di fulgore, di successo, è una forma di narcisismo intelligente, se vuoi. Ho altro che mi frulla per la testa. Sai ben che ho una struttura nevrotica complessa, mi porto dentro tutte le lezioni dei miei maestri che spiegano il senso delle cose fatte finora. Se vuoi sceglierti un amico scegliti Scalzone, se vuoi sceglierti un nemico sceglitelo grande. E un altro mio grande maestro, lo hai incrociato pure tu al Giornale di Napoli, Salvatore Maffei. Aveva la logica del taglio, ci tagliava i pezzi, spesso ne estraeva interi passaggi per conservarseli per il giorno dopo. La difficoltà non è notizia del giorno, ma come la tratti il secondo giorno…
Posso capire
«Infatti. E io ho fatto il blog con la logica di un giornalista, mi sono stancato, affaticato. Tra l’altro ero ossessionato dal dovere della rettifica, è una forma di autostima, sai. E c’è stata poi la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo il risultato elettorale. Mi chiama un mio amico, un collega e mi dice: Ugo ma non ti sei rotto di questi fetenti? Sì, mi sono rotto. Mi sono accorto che era arrivato il momento di lasciare»
C’è stato il panico in Rete, persino tra quelli di casa Pound che pure da ultimo ti avevano contestato.
«Sì, ma non sparisco, per quella logica del conservare di cui prima. Il punto di partenza è che il soggetto è stanco, l’oggetto è vuoto e la destra radicale è morta. Un ciclo è finito. La mia ricerca sulla fascisteria è iniziata alla fine degli anni Ottanta e nasceva dall’ esigenza di fare i conti con la violenza politica. Non potevo scrivere di me stesso. E scelsi l’opposto. Eravamo alla fuoriuscita dal secolo breve, il contesto storico mi aiutò. Ora, direi in questi giorni, siamo all’inizio di una nuova era»
Eccoci qua, dimmi la tua
«Guarda io penso che destra e sinistra esistano ancora ed esprimano delle differenze. L’anomalia di Grillo è che è profondamente di destra con un programma al novanta per cento di sinistra. Esprime davvero la fine della transizione dal secolo breve. Ed è molto trasversale. Se andiamo a studiare i parlamentari che elegge Grillo troviamo dei fascisti e dei compagni. Ho scritto l’altro giorno, via twitter: Delle Chiaie infila quattro deputati in M5s. Poi ho letto dal tuo giornale che il neosenatore Vito Petrocelli ha un passato nei Carc, altri compagni sono stati eletti in Campania. E’ tutto molto liquido, in movimento. Anche per questo ho deciso di chiudere il sito»
Insomma ti metti a studiare il nuovo che avanza? «In un certo senso. Voglio costruire un nuovo sito con varie sezioni, l‘edizione ebook dei miei libri, con iperlink audiofotografici, rassegna stampa. Ma voglio raccontare anche l’implosione della sinistra giudiziaria. La sedimentazione politica di una sinistra estrema esiste ancora, Daniele Farina di Leoncavallo torna in parlamento con la Sel, ma quella giustizialista è finita. Voglio studiare questo, politica e giustizia, lo scontro politico sui pentiti, l’uso che ne è stato fatto, la soluzione militare e il bubbone che ne è rimasto. Forse dopo 30 anni posso iniziare a scrivere dei rossi!»
Senti Ugo, scusa la prosaicità, ma devi anche lavorare per il San Carlo, tranquillizza Maruggi
Risata «Lo dicevamo prima. Lasciare fascisteria è stato anche abbandonare i ritmi di un giornalista, per esempio i tuoi. A proposito posso dire una cosa sul tuo Quotidiano?
No
«Invece la dico e ti prego di scriverla (non la scrivo). Certo sei capitata in un momento incredibile. Hai un compito ingrato, devi raccontare la ricostruzione dopo le macerie. Fammi dire anche una cosa sul pezzo di oggi di Andrea Di Consoli: Andrea è stato il più grande martellatore della distruzione del vecchio sistema in Basilicata, adesso il vento ha spazzato le nubi, anche se non è il suo vento. Da questa consapevolezza bisogna ripartire»
Da dove riparte la Basilicata?
«I miei amici democratici non hanno capito quello che stava succedendo, e i miei amici pdiellini lucani non hanno colto che è suonata una campana a morte. Rimane valida la lezione della scuola togliattiana del realismo politico che chiede il confronto»
Trovi analogie tra queste ore e gli anni dell’irruzione della Lega?
«La Lega aveva dei funzionari legati alla politica come Formentini e Pagliarini e un ideologo, Miglio, che era uno scienziato politico reazionario. Sembrava avverarsi il progetto politico del nomos della terra nello scenario della guerra politca jugoslava e di un pangermanesimo possibile. All’epoca ci fu Prodi e alcuni poteri forti che imposero Maastricht. Oggi il guru è un esperto di marketing. Per La nuotata di Grillo nello Stretto è una citazione di Mao. Smettimola di dire che sono ignoranti»
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA