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TREVISO (ITALPRESS) – Una caduta del valore aggiunto in tutte le componenti produttive segna il primo solco che la pandemia da coronavirus lascia nei conti dell’industria di Padova e Treviso. Nel primo trimestre 2020 la produzione cede in media il 6,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un picco negativo nelle piccole imprese fino a 20 addetti (-17,3%). Affonda il fatturato in Italia (-10,4%), con perdite attorno al -20% per le più piccole. Migliore tenuta per l’export che contiene il calo (-2,1), con una domanda internazionale debole ma ancora presente nel primo bimestre seguito dalla frenata di marzo. Gli ordini invertono la tendenza debolmente positiva nel 2019 (+0,9%) e cedono terreno, con una netta contrazione del 7% destinata ad allargarsi. Forti tensioni sulla liquidità aziendale e i pagamenti, giudicati in ritardo dal 61% delle imprese (rispetto al 20% stabile nel 2019). Tiene nel complesso il numero degli occupati (-1,6%), grazie al ricorso esteso agli ammortizzatori sociali. Un risultato che non ha precedenti nelle serie storiche disponibili, calmierato dall’attività nei mesi di gennaio e febbraio, cioè prima dell’emergenza Covid-19 e del lockdown. E tuttavia, solo un antipasto. La prospettiva è un ulteriore e più profondo crollo nel secondo trimestre, visto che il blocco delle attività ha effetti pieni: una caduta della produzione industriale e del fatturato (per l’86,1% delle aziende) che nella media del primo semestre sarà superiore al -20% per oltre metà delle imprese (54,6%), superiore al -40% per una su quattro (26,9%). Sono i principali risultati dell’Indagine Congiunturale e Prime evidenze dell’impatto di Covid-19 sull’Industria di Padova e Treviso condotta da Assindustria Venetocentro, in collaborazione con Fondazione Nord Est, tra il 17 aprile e il 6 maggio su un campione di 675 aziende delle due province.
“I risultati dell’indagine danno la prima misura effettiva della profondità di impatto del virus sulla manifattura che rischia di allargarsi ancora di più e dell’ingresso in una fase di eccezionali difficoltà economiche”, dichiara Maria Cristina Piovesana, Presidente di Assindustria Venetocentro.
“Lo stop all’Irap di giugno è un primo segnale importante, semplice e automatico – aggiunge Massimo Finco, Presidente Vicario di Assindustria Venetocentro – dopo la proposta del Presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi, da completare con una riforma fiscale complessiva. E anche il rafforzamento di ecobonus e sismabonus. Ma al Governo chiediamo più coraggio e confronto con gli imprenditori e meno compromessi politici al ribasso. Più vicinanza ai produttori, da Nord a Sud, e meno pulsioni assistenziali per accelerare la Fase 3”.
(ITALPRESS).

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