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I carabinieri hanno arrestato a Lamezia Terme il presunto boss della ‘ndrangheta Rosario Fiarè, 63 anni, indicato come il capo dell’omonima cosca di San Gregorio d’Ippona (Vv), con l’accusa di violenza sessuale ed induzione alla prostituzione. Insieme a Fiarè sono state arrestate altre due persone, Francesco Pannace, 24 anni, e Saverio Ferrise, 69. Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Lamezia Terme su richiesta della Procura della Repubblica.
L’operazione che ha portato agli arresti è stata denominata «Bocca di rosa». Vittime dei tre arrestati giovani donne di nazionalità italiana, bulgara e magrebina, che Ferrise, secondo gli inquirenti, procurava, dietro compenso in denaro, a Fiarè e Pannace. Alle donne, attirate inizialmente dalla prospettiva di un lavoro a San Gregorio D’Ippona quali badanti o fornaie, una volta presentate a Fiarè veniva richiesto di consumare rapporti sessuali con lo stesso boss. Una delle malcapitate, una giovane donna di Lamezia Terme, sarebbe stata vittima di violenza sessuale di gruppo da parte di Fiarè e di Pannace, per poi essere costretta solo da quest’ultimo a consumare un rapporto sessuale completo.
Nell’ambito delle indagini è stata decisiva la testimonianza di una delle donne vittime degli abusi. I particolari dell’indagine che ha portato ai tre arresti sono stati illustrati ai giornalisti dal Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Vitello, e dai carabinieri. Pannace, autista di Fiarè, è stato spiegato, faceva da intermediario con Ferrise che «procacciava» le donne per conto del boss. Tra queste, viene contattata anche una quarantenne di Lamezia Terme con una situazione di disagio familiare alle spalle e la necessità di lavorare. Alla donna, così, viene proposto un lavoro in un panificio, ma si tratta di un inganno. Viene fatta salire su un’automobile e portata in un casolare, dove subisce la prima violenza sessuale da parte di Fiarè.
La donna, successivamente, mentre viene accompagnata alla stazione ferroviaria, viene violentata anche da Pannace, che le intima di non dire niente a nessuno minacciando ritorsioni anche sulla figlia. A questo punto la vittima decide di ribellarsi e si rivolge ai carabinieri. «E’ possibile – ha detto il procuratore Vitello – che in una società civile la prepotenza criminale arrivi a tanto? E’ possibile che si arrivi ad una situazione così squallida? Il concetto di onore per questa gente, in realtà, non ha senso». «Hai sofferto e stai soffrendo – ha detto il procuratore Vitello rivolgendosi alla donna che ha denunciato i fatti – ma noi ti stiamo accanto perchè c’è una giustizia che vuole ridare dignità alle donne anche attraverso te che hai subito questa ingiustizia».

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