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di PARIDE LEPORACE
Non è stato un convegno di routine quello materano cui ho partecipato lunedì
sera. Merito del circolo “La scaletta” che forte del suo pensiero azionista
e del gigantismo di un’autorevole figura come Raffaello de Ruggieri ha posto
con dirigismo e piglio propositivo l’imperativo del “produrre cultura per
creare sviluppo”.
A Rosa Mastrosimone (in foto) va ascritto il merito di non essersi sottratta ad un confronto vero e complesso. L’assessore ha informato che le due leggi sulla promozione culturale e sullo spettacolo aspettano di essere discusse dalla giunta da molti mesi. Non abbiamo ben compreso quest’attesa burocratica in chiave Godot, ma anche per esperienza vissuta comprendiamo che la snellezza e la velocità non animano la dirigenza di via Anzio. Sono stato invitato alla discussione come direttore di un giornale che ospita un dibattito animato da intellettuali di valore, che spesso ma non sempre vivono altrove. Questi amici (Raffaele Nigro, Andrea Di Consoli, Antonio Celano) sono stati accusati di criticare senza proporre. Mi sembra, questa, una critica ingenerosa. Siamo però lieti di essere individuati come “parte” di questo dibattito. Con difficoltà lo proponiamo alla frammentata intellettualità diffusa che ha bisogno di contenitori e momenti pubblici.
La direttrice dell’Archivio, materana per scelta, che riconosce con passione
civile quel definirsi “cittadini”, la presidente di un’associazione che a Corleto ha raccolto in una biblioteca 150 volumi lucani, il docente di archeologia attento alle “nuove forme di dialogo” sono stati gli esempi della serata di una cittadinanza attiva che deve imporre temi e agenda ad una politica pachidermica e che spesso usa la “cultura” come pennacchio ornamentale poggiato su antichi calanchi.
La nostra suggestione è invece quella di riempire un paniere che contiene buone pratiche e tante narrazioni. Disseminare tracce autonome di una nuova comunità lucana. Non sono un giovanilista di maniera, ma era significativo che l’altra sera non ci fosse ad ascoltarci nessuno con meno di trent’anni.
Le culture in Basilicata non sono considerate un bene collettivo. Né dal senso comune, tantomeno dalla politica. All’acedia dei nostri paesi vorremmo contrapporre tanta “joie de vivre”, la stessa che traspare dal quadro di Matisse. C’interessa la felicità pubblica.
Questo è il nostro programma. Lo discutiamo con tutti. Ogni tanto, con molta
modestia, proveremo ad enunciare anche qualche proposta.
Il resto è vita. Speriamo non sia molto agra.

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