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SALERNO – Parte civile. Per il codice chiunque sia stato danneggiato da un
reato può costituirsi nel relativo processo penale per chiedere al suo
autore di risarcire quella sofferenza, sia essa di natura patrimoniale
morale o esistenziale. La famiglia di Elisa è parte civile. Il Comune di
Potenza ha deciso di costituirsi parte civile perchè tutta questa vicenda
ha turbato e non poco la serenità dell’intera cittadinanza. Ieri mattina
anche la Diocesi del capoluogo ha annunciato che sta valutando la
possibilità di costituirsi parte civile. L’avvocato Donatello Cimadomo si è
presentato a sorpresa nell’aula F della seconda Sezione penale del Palazzo
di giustizia di Salerno. Ha preso la parola e si è qualificato come il
legale che assiste Monsignor Agostino Superbo in questa brutta vicenda. Poi
ha aggiunto quali sono le loro intenzioni. Si è scatenato un putiferio.
All’uscita del Tribunale Gildo Claps ha rilasciato dichiarazioni
infuocate: «È grottesco, siamo al paradosso». La rabbia si è disegnata sul
volto di mamma Filomena: «Ora non voglio parlare, voglio vivere serenamente
i funerali di mia figlia. Ma dopo, dopo sì che parlerò».
«È una decisione che fa rabbia». Ha spiegato Gildo. «L’ennesima mancanza
di rispetto. Un affronto. In questi anni la Chiesa quanto meno si è
macchiata di omissioni e ha inscenato quel teatrino del ritrovamento il 17
marzo. La presenza di un legale in rappresentanza della Diocesi di Potenza
ci ha ha dato fastidio e irritato».
Lo questione era esplosa prima ancora che le porte dell’aula venissero
chiuse. L’udienza si è svolta in camera di consiglio, quindi l’accesso al
pubblico è stato vietato, ma la figura di uno dei più noti avvocati del
foro potentino non era passata inosservata nel corridoio lì davanti. Il
minore dei due fratelli di Elisa, Luciano (che di mestiere fa il
poliziotto), si era intrattenuto una mezz’oretta a parlare fitto fitto con
lui. Dentro era stato il legale che assiste la famiglia Claps a tuonare
contro “l’incursione”.
Giuliana Scarpetta non ha mai nascosto le sue convinzioni sul ruolo della
Curia in questa storia, lanciando accuse molto pesanti nei confronti del
parroco che per quasi cinquant’anni ha amministrato la chiesa della
Santissima Trinità, Don Mimì Sabia. Marco Gallo, l’investigatore privato
che da anni fa indagini per conto dei Claps sul caso della “scomparsa” di
Elisa, ha avvicinato negli ultimi mesi diversi testimoni che avrebbero
indicato una data per il ritrovamento del corpo nel sottotetto anteriore di
almeno un anno rispetto a quella della scoperta “ufficiale”, il 17 marzo
2010. Così i sospetti sono piovuti anche sui successori di Don Mimì Sabia,
morto ad aprile del 2008: Don Guy Noel Atapka, e soprattutto Don Vagno De
Oliveira e Silva. Entrambi sono stati ascoltati dagli investigatori della
procura della Repubblica di Salerno. Il secondo è tornato apposta dal Congo
e la Curia di Potenza si accollata persino le spese del biglietto aereo per
cercare di contribuire a far luce sull’accaduto. Il primo, originario del
Brasile, è ancora il viceparroco della Trinità e ha ammesso di aver
scoperto il corpo qualche settimana prima che gli operai, chiamati a
riparare un’infiltrazione d’acqua sulla navata della chiesa, avvisassero la
polizia. Si è giustificato dicendo di aver pensato a uno scherzo dei
ragazzi del centro culturale Newmann ospitato nei locali della canonica,
dai quali si accede al sottotetto. Tutt’al più poteva starci che qualcuno
era salito lassù per qualche rito blasfemo. Fatto sta che non ne avrebbe
fatto parola con nessuno, a parte le signore che aiutavano a fare le
pulizie, fino al giorno dopo il ritrovamento “ufficiale”. Solo allora si
sarebbe confidato con il vescovo, monsignor Agostino Superbo, che peraltro
avrebbe confuso le sue parole, prendendo «il cranio» che Don Vagno diceva
di aver visto, per «un ucraino». In pratica un rumeno, l’operaio, si fa
luce con un telefonino e scopre il corpo, un brasiliano, Don Vagno, si
ricorda di aver visto qualche cosa tempo prima e un italiano, sua
eccellenza il vescovo, prende un abbaglio. Tempo ventiquattr’ore, però,
dopo un incontro di persona, Superbo avrebbe indirizzato il giovane
sacerdote dagli inquirenti. Resta il fatto che le signore delle pulizie,
messe a confronto con lui, hanno smentito la sua versione, ma gli
investigatori su quest’intreccio si sarebbero convinti della buona fede dei
protagonisti.
Sono apparse più inquietanti le dichiarazioni di Danilo Restivo nel suo
interrogatorio davanti alla giuria del processo per l’omicidio di Heather
Barnett. Restivo ha ammesso il vizietto di tagliare i capelli alle ragazze,
e ha aggiunto che agli inizi degli anni novanta, poco prima di quel 12
settembre del 1993 che è il giorno della “scomparsa” di Elisa, alcuni
ragazzi del centro Newmann si erano lamentati con Don Mimì Sabia. Il
parroco gliene aveva chiesto conto, allora si era confessato con lui. «Mi
ha aiutato». Ha detto Restivo. Purtroppo Don Mimì non può confermare nè
smentire, ma la madre di Elisa ricorda ancora che il giorno in cui il
sacerdote è stato chiamato a testimoniare in Tribunale, nel processo per
false informazioni al pubblico ministero intentato dalla procura di Potenza
contro Restivo. Fuori dall’aula le avrebbe detto di essere legato al
segreto del confessionale a proposito di quella vicenda. La chiesa della
Trinità sarebbe stata l’unica in città dove è stato impedito ai familiari
di Elisa di appoggiare una cassetta per raccogliere notizie in forma
anonima sul destino della ragazza. Insomma, da principio, sarebbero state
forti e diverse le resistenze in quella direzione, che alla fine si è
scoperto era l’unica da percorrere fino in fondo. Perchè era lì nel
sottotetto della Trinità che giaceva il corpo di Elisa. Possibile che il
parroco che per mezzo secolo ha amministrato la chiesa della Potenza “bene”
come un piccolo regno personale non sapesse cosa si nascondeva lassù? È
questo l’interrogativo che assilla i familiari della ragazza. E che fine
farà il tempio di via Pretoria? Verrà riaperto?
Per adesso la Trinità resta sotto sequestro giudiziario. La Curia del
capoluogo non ha presentato istanze per la sua restituzione al Tribunale di
Salerno, ma il giorno dopo la scoperta del corpo monsignor Superbo si era
affrettato ad assicurare che nulla sarebbe cambiato, perchè il delitto,
semmai, era avvenuto nel sottotetto non nei luoghi dedicati alle funzioni
religiose. Anche in quell’occasione davanti ai microfoni si era fatto
accompagnare da un legale e la cosa aveva sollevato molti sospetti. A che
serviva un avvocato allora? Oggi è chiaro che la Curia potentina si sente
parte della vicenda, ma in un modo diverso da quello inteso da Gildo e i
familiari di Elisa.
Leo Amato
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